Celibato? Una storia da preti
MAGARI è solo un caso, una banale coincidenza. Eppure incuriosisce il fatto che giovedì, all'indomani dell'apertura del neo segretario di Stato sul celibato dei preti, Francesco abbia ricevuto in udienza privata proprio il cardinale Mauro Piacenza. Tra i ministri vaticani il prefetto della Congregazione del clero è quello che deve aver digerito peggio la sortita di monsignor Pietro Parolin. Due anni fa, al riemergere del dibattito sul matrimonio dei sacerdoti, con piglio battagliero Piacenza scese in campo a difesa dello status quo. <Non dobbiamo lasciarci condizionare o intimidire da chi non comprende il celibato e vorrebbe modificare la disciplina ecclesiastica, almeno aprendo delle fessure>, scrisse in un articolo di prima pagina, apparso sull'Osservatore romano.
STANDO a indiscrezioni, l'incontro con il papa è ruotato attorno al sempre più probabile trasferimento del cardinale al vertice della Penitenzeria apostolica. Per lo spoil system vaticano è iniziato ormai il conto alla rovescia e il nome di Piacenza viene dato in uscita dai dicasteri centrali. E il celibato? In ragione anche della sfera di competenza del ministero guidato dal porporato, è alquanto probabile che durante l'udienza sia scappata almeno una battuta sull'intervista di Parolin. In Santa sede non tutti la pensano come Piacenza. Oggi come ieri. Nel 2006, appena nominato prefetto della Congregazione per il clero, il cardinale brasiliano Claudio Hummes mise in discussione l'intangibilità della legge canonica sul celibato dei preti. Lo fece con un'intervista al quotidiano Estado de S.Paulo che suscitò parecchia irritazione Oltre Tevere. Non a caso, una volta atterrato a Roma, Hummes cedette alle pressioni e ingranò la retromarcia, assicurando che <il tema non è all'ordine del giorno>. Fu di parola, per la delusione, cocente, di chi sperava in una revisione della normativa.
FRUTTO di diritto umano, il celibato obbligatorio non è una prescrizione universale della Chiesa. Basti pensare ai preti cattolici di rito orientale che possono sposarsi, anche se, per ricevere l'ordinazione episcopale, devono essere celibi. Nella comunità cristiana delle origini i presbiteri potevano prendere moglie. È a partire dal II secolo che lentamente, sotto l'influsso dell'ellenismo, si andò affermando una posizione più stringente: niente rapporti sessuali e, con riferimento ai preti e ai vescovi sposati, l'obbligo di vivere da fratelli e sorelle. Proprio in questo contesto filosofico si consumò il primo grande scisma nella Chiesa, quello tra papa Callisto e Innocenzo (inizio del III secolo). Tra i nodi al pettine c'era anche il celibato: da una parte, il pontefice, più tollerante, dall'altra, il fustigatore di ogni lassismo morale. Lo stesso che nei secoli si guadagnò l'onore degli altari. Ultima beffa della storia per il povero Callisto, conosciuto da pochi, dimenticato da tutti. Se è vero che già con il Sinodo di Elvira (305) la Chiesa conobbe le prime disposizioni canoniche particolari contro il sesso per il clero, bisognerà attendere la riforma gregoriana (XI secolo) e soprattutto il II Concilio lateranense di Innocenzo II (1139) per l'affermazione del vigente obbligo di celibato. Sarebbe grave negare la profonda tradizione ecclesiale in cui si inserisce il precetto, ma, allo stesso tempo, l'assolutizzazione di questa non fa altro che alimentare fughe in avanti radicali. Su tutte il noto Appello alla disobbedienza dell'Iniziativa dei parroci in Austria.
LA QUESTIONE va affrontata con lungimiranza e prudenza. Due qualità messe in luce dal nuovo segretario di Stato Parolin nell'intervista al quotidiano venezuelano El Universal: <Il celibato sacerdotale non è un dogma della Chiesa e se ne può discutere, perché è una tradizione ecclesiastica, ma non si può dire semplicemente che appartiene al passato>. È possibile <parlare e riflettere e approfondire – ha aggiunto - quei temi che non sono articoli di fede e pensare ad alcune modifiche, però sempre al servizio dell’unità e secondo la volontà di Dio>. Mai un segretario di Stato si era esposto così tanto su un terreno così scivoloso. Né Angelo Sodano, né Tarcisio Bertone misero mai il tema all'ordine del giorno della Chiesa. Parolin sa di essere un apripista e tuttavia non ha smentito le sue dichiarazioni dal Sud America, segno che il segretario di Stato ha le spalle coperte da un pontefice audace, ma non sprovveduto. Tra tre settimane, alla riunione di Francesco con gli otto cardinali, non si parlerà esclusivamente di Curia. Sarà solo uno dei problemi sul tavolo delle riforme.
Giovanni Panettiere