Martini seminava, Francesco raccoglie
C'È UN'OMBRA che si staglia dietro le risposte di papa Francesco alla Civiltà cattolica. Un fantasma imponente, severo, ingombrante per la Chiesa, da vivo come da morto. Bergoglio non lo nomina mai, eppure nelle sue parole l'eredità del cardinale Carlo Maria Martini è fortissima. Gesuita come l'attuale vescovo di Roma, il compianto arcivescovo di Milano per anni ha educato il popolo di Dio a prendere coscienza delle <zone grigie> della modernità fino a ricordarci, poco prima di morire, che <la Chiesa deve avere la forza di riconoscere i propri errori e percorrere un cammino di radicale cambiamento, cominciando dal Papa e dai vescovi> (Corriere della sera, 1 settembre 2012). Sognava una comunità dalle porte aperte, Martini, non più arroccata davanti alle sfide dei tempi presenti, ma in ricerca perenne di un confronto anche con i lontani: <Là dove per il progresso della scienza e della tecnica si creano zone di frontiera o zone grigie, dove non è subito evidente quale sia il vero bene dell'uomo e della donna, sia di questo singolo sia dell'umanità intera, è buona regola astenersi anzitutto dal giudicare frettolosamente e poi discutere con serenità, così da non creare inutili divisioni> (Dialogo con Ignazio Marino, L'Espresso, 2006).
LA PRUDENZA e il discernimento l'arcivescovo li applicava per lo più ai temi del fine vita e della ricerca sulle cellule staminali, due questioni che lo affascinavano moltissimo. E che lo resero protagonista di un duello sotterraneo con la Chiesa delle certezze, del senza sé e senza ma del suo alter ego naturale, il cardinale Camillo Ruini. Idolatrato dai mass-media progressisti, a livello ecclesiale Martini perse la sfida, finendo per essere guardato con crescente sospetto da buona parte della Gerarchia cattolica. In certi ambienti addirittura, nonostante la stima e l'affetto che Benedetto XVI nutriva per lui, si attribuì al biblista l'infamante etichetta di 'antipapa'. Martini ne soffrì parecchio, ma non per questo rinunciò alla parresia, prendendo le distanze dalla campagna referendaria di Ruini nel 2005 sulla fecondazione assistita e dal divieto dei funerali in chiesa per Pier Giorgio Welby.
ORA, a distanza di un anno dalla morte del cardinale, si vedono i primi frutti di quanto seminava. A raccoglierli è lo stesso pontefice. Non ci si imbatte forse nella Chiesa del dubbio di Martini davanti a espressioni come <se il cristiano è restaurazionista, legalista, se vuole tutto chiaro e sicuro, allora non trova niente>? E non si incontra il primato della persona sulla norma di Conversazioni notturne a Gerusalemme, quando ci si legge <i gay sono feriti sociali, perché mi dicono che sentono come la Chiesa li abbia sempre condannati. La Chiesa può dire la sua, ma Dio nella creazione ci ha creati liberi>? O ancora <bisogna sempre considerare la persona. Qui entriamo nel mistero dell'uomo. Nella vita Dio accompagna le persone e noi dobbiamo accompagnarla a partire dalla loro condizione. Accompagnare con misericordia>? Sono frasi di Francesco a La civiltà cattolica, ma vengono da lontano. Perché un cardinale può anche essere contrastato in vita e trionfare dopo la morte.
Giovanni Panettiere
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