Pacem in terris

E papa Francesco alzò il vessillo della speranza: Bergoglio secondo Riccardi

E PAPA FRANCESCO ALZO' IL VESSILLO DELLA SPERANZA: BERGOGLIO SECONDO RICCARDI

Articolo pubblicato su Qn (Il Giorno, il Resto del Carlino, La Nazione), edizione del 17 novembre 2013

CHE FINE ha fatto la crisi della Chiesa? Sembra passato un secolo dall’11 febbraio, il giorno in cui su siti e tv di tutto il mondo rimbalzava senza sosta la notizia delle dimissioni di papa Benedetto XVI. Quel gesto era l'apice di un popolo di Dio in declino, sotto scacco in un mondo secolarizzato, in trincea nel ridotto estremo delle battaglie sulla bioetica e la famiglia tradizionale. Nove mesi più tardi l’impressione diffusa è che la Chiesa abbia rimesso la testa fuori dal cono d’ombra. Merito del nuovo vescovo di Roma, Francesco, che, con la sua simpatia contagiosa, riscuote consensi in ogni dove.

PRIVILEGIANDO le fonti documentali all’aneddotica, lo storico Andrea Riccardi in La sorpresa di Papa Francesco (Mondadori, pag. 495, euro 17) prova a comprendere la proposta del primo pontefice latinos della storia, seguendone il pensiero fin dai tempi di Buenos Aires. Nel libro non c’è traccia delle recenti aperture del papa che hanno messo di buon umore i teologi liberal dopo gli anni sofferti di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: «Chi sono io per giudicare i gay?»; «Credo sia il tempo della misericordia per i divorziati risposati». Un po’ perché il fondatore di Sant’Egidio liquida certo progressismo all’Hans Kung («Adattandosi alla modernità non si esce dalla spirale negativa»), un po’ perché accenna ad altre riforme considerate più importanti (Curia romana e ruolo dei vescovi in testa). Soprattutto Riccardi ha il pregio di indagare a fondo il timbro autentico della voce di Francesco, oltre i titoli di giornata.

SCRIVEVA negli anni ’80 il poeta e religioso David Maria Turoldo: <Una grande notte incombe sulla Chiesa. Il Concilio, uno scialo di speranze>, nessun <profeta che alzi il vessillo della salvezza>. Era lo sfogo di una generazione che, non solo vedeva frustrate le attese del Vaticano II, ma avvertiva anche l’affievolirsi nella Chiesa della profezia. Intesa come speranza, respiro dello Spirito. Bergoglio, questa la tesi di Riccardi, ha ridato fiato a quella profezia: fa sentire all’uomo il pathos di Dio, carico di misericordia e tenerezza, spoglio di condanne.

LA SCUOLA di Francesco, come per Paolo VI, è lo spirito del Concilio, <con le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini> che diventano sentimenti dei discepoli di Cristo. È la parabola del buon Samaritano. Da qui prende il largo la cultura dell’incontro di Bergoglio che orienta i cristiani fuori dall’autoreferenzialità verso <le periferie dell’esistenza>; vagheggia e realizza, nella sobrietà del quotidiano, <una Chiesa povera per i poveri> - che non è pauperismo, né Teologia della liberazione sentenzia l’autore -; respinge <la cultura dello scarto>. Nel 1974 il teologo Walbert Buhlmann disse che la Chiesa del terzo mondo avrebbe cambiato il cattolicesimo. Chissà. Per ora un suo figlio sta facendo rivivere l’esempio di Francesco d’Assisi.

Giovanni Panettiere

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