Primo anno di Francesco, oltre i segni le riforme
Papa Francesco si presenta al mondo, 13 marzo 2013
CHE QUELLO di Francesco potesse essere un papato straordinario lo si era avvertito subito. La sera di un anno fa la pioggia cadeva sottile, a intermittenza, piazza San Pietro era un arcobaleno di ombrelli e impermeabili. Dopo l'annuncio che sarebbe stato Jorge Bergoglio il successore di Benedetto XVI lo stupore prese il sopravvento. <Ma chi è?>, la domanda passava da un capo all'altro del colonnato del Bernini sulla bocca di polacchi, spagnoli, tedeschi, italiani. Ci si aspettava il ciellino Angelo Scola o il brasiliano fedele alla Curia, Odillo Scherer. Non certo l'arcivescovo di Buenos Aires. I minuti divennero interminabili prima che Francesco prendesse la parola. Stava ritto sul loggione e guardava la folla che ingrossava via della Conciliazione. Sembrava impacciato, come spiazzato dalla scelta dello Spirito santo. Poi il primo «buonasera», la battuta sul Papa <preso dalla fine del mondo>, la benedizione del popolo di Roma al suo vescovo. E quella sensazione, quasi una vertigine, che la Chiesa si sarebbe rimessa in cammino dopo la depressione degli ultimi anni. Quelli spesi a fronteggiare gli scandali della pedofilia e la fuga di documenti riservati, meglio nota come Vatileaks.
DEI GESTI inediti del papa, dalla scelta di vivere a Santa Marta fino alla lavanda dei piedi a due ragazze, si è scritto tanto. Troppo. Una nota casa editrice ha lanciato in questi giorni una rivista interamente dedicata a Bergoglio e al suo stile. Solo un cieco non si avvede che la papolatria è dietro l'angolo, così come il rischio di scimmiottare l'umanità di una figura che vuole <restare prete> ed essere quella che è: <una persona assolutamente normale>. I segni hanno il limite di calamitare l'attenzione e, con dolo o meno, di offuscare la sostanza di un governo. In questo primo anno Bergoglio ne ha inanellate di riforme indispensabili per mettere la Chiesa in <uno stato di missione permanente>, per ergerla a <ospedale da campo> dopo la battaglia, per chinarla sulle ferite degli uomini, attrezzata certo di valori, nessuno meno negoziabile di altri, ma soprattutto portatrice del balsamo della misericordia.
IL RILANCIO della 'collegialità' episcopale ha determinato non tanto un impegno a ripensare il ministero petrino - prima dell'esortazione Evangelii gaudium di Francesco già l'enciclica Ut unum sint di Giovanni Paolo II si era mossa in questa direzione - quanto la costituzione di un inedito G8 vaticano che non accompagna solo il papa nella riconfigurazione della Curia romana, ma, più in generale, anche nel governo universale della Chiesa. Ne è prova il fatto che fra i frutti della commissione cardinalizia, oltre al super ministero dell'economia e all'organismo anti-pedofilia, vi è l'indizione di un doppio appuntamento sinodale sulla famiglia. 'Sinodalità', camminare insieme, ecco l'altra parola chiave per capire questo pontificato. Quei temi, come le convivenze, i divorziati risposati, l'omosessualità, che solo un anno fa erano tabù nei sacri palazzi come nelle parrocchie, con Bergoglio sono stati sdoganati. Di più, sono divenuti, per volontà dello stesso vescovo di Roma, oggetto di un confronto a trecentosessanta gradi che ha coinvolto e coinvolgerà ancora anche le coppie. Il questionario diffuso capillarmente, o quasi, in tutte le diocesi del mondo al fine di comprendere le difficoltà e le risorse della famiglia è lì a dimostrarlo.
CHI SCOMMETTE su una revisione della dottrina - pensiamo all'indissolubilità del matrimonio - è fuori strada. Francesco non punta a questo, non può farlo per il peso della Tradizione e della Scrittura alle spalle della Chiesa, anche se francamente su alcuni temi (omosessualità e convivenze) non sarebbe male approfondire il significato autentico della Parola di Dio. Fermo il magistero, Bergoglio chiede che siano trovate soluzioni disciplinari per i nodi scoperti della famiglia e della sessualità. E scusate, se è poco.
INFINE l'ultima parola: 'trasparenza'. Nelle finanze, con il cantiere aperto allo Ior e per la prima volta la collaborazione piena della Santa sede nel caso dell'arresto di un suo dirigente (l'ex funzionario dell'Apsa, monsignor Nunzio Scarano), nella lotta alla piaga della pedofilia, se è vero che con la riforma del diritto penale della Città del Vaticano ora possono essere perseguiti per reati contro i minori anche nunzi apostolici rei di abusi fuori dalle mure leonine. La vicenda del nunzio apostolico a Santo Domingo, monsignor Josef Wesolowski, costituisce un importante precedente che forse le Nazioni unite avrebbe fatto bene a considerare maggiormente nel loro giudizio sulla ricezione della Carta dei diritti del fanciullo da parte del Vaticano.
SONO passati dodici mesi dall'elezione di Bergoglio, la rilettura della sacralità del pontefice, da sovrano che si concede al popolo a vescovo in mezzo ai fedeli, è in atto. Non sappiamo dove il timoniere spingerà la barca di Pietro, né quante aspettative andranno deluse. Per ora si rafforza l'impressione che la Chiesa stia assottigliando i duecento anni di ritardo sulla storia di cui scrisse un altro gesuita come Francesco, il cardinale Carlo Maria Martini, nel suo testamento spirituale. Basta questa sensazione per mettere in allarme gli ambienti più conservatori, segno che le resistenze non mancano, né mancheranno. E siamo solo all'inizio.
Giovanni Panettiere
Twitter: panettiereg