Pacem in terris

Il Sinai sacro e profano. Esplorato da Vito Mancuso e Nives Meroi

La copertina di 'Sinai' (Mancuso-Meroi, Fabbri editore)

IL SINAI SACRO E PROFANO

Articolo pubblicato su Qn (il Resto del Carlino, il Giorno, la Nazione), edizione del 15 marzo 2014

DUE SENTIERI diversi per scalare la stessa montagna. Non una vetta qualsiasi, ma la cima sacra per eccellenza: i 2.285 metri del Sinai in mezzo alle dune candide del deserto, nell’omonima penisola egiziana. Qui Yahveh strinse l’alleanza con Israele, consegnò a Mosè le tavole della Legge, prescrisse al suo popolo precetti liturgici e sociali fondamentali. Qui l’umanità conobbe la rivelazione divina più intensa e carica di eventi della storia. Nives Meroi, unica alpinista ad avere conquistato undici dei quattordici 8mila della terra senza bombole d’ossigeno, è partita dal suo Friuli, zaino in spalla e marito al fianco, per ritrovarsi ad assaporare l’alba sulla sommità dell’Horeb, l’altro nome del monte della Scrittura; il teologo Vito Mancuso, seduto alla scrivania, ha esplorato il versante biblico e spirituale della cima, fra storia e misteri.

NE E' NATO un libro curioso, scritto a quattro mani, Sinai (Fabbri editori, 175 pagine, 16.50 euro), in cui i due viaggi si integrano, l’avventura interroga il sapere. «Anche io ho sentito dire che Dio è morto, ma nella frenesia di tutti i giorni non mi sono mai neanche domandata perché», si rimprovera la scalatrice, stupita per non aver provato emozioni una volta in sella all’Horeb. Forse anche perché quella egiziana non sarebbe la vetta narrata nel Pentateuco. Gli ebrei lo sanno bene, chiedete a Mancuso.

Giovanni Panettiere

Twitter: panettiereg

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