Pacem in terris

Bregantini e la Via Crucis: quelle piaghe del precariato e dell’usura

 

L'arcivescovo di Campobasso Giancarlo Bregantini

<PRECARIATO E USURA, ECCO LA VIA CRUCIS DEI NOSTRI GIORNI>. LE MEDITAZIONI DELL'ARCIVESCOVO BREGANTINI

Articolo pubblicato sul Qn (il Giorno, il Resto del Carlino, la Nazione), edizione del 18 aprile 2014

PENNELLATE rapide, incisive, realistiche, quattordici quante le stazioni della Via Crucis, per un affresco di denuncia in cui sul volto di Gesù, sfigurato dalla passione, si riflettono le ferite dell’uomo contemporaneo. Dal lavoro, negato o precario, ai suicidi degli imprenditori, ai licenziamenti facili, dalla dittatura del denaro all'usura fino al sangue delle donne vittime di femminicidio. Sono questi i temi delle meditazioni, messe nero su bianco dall’arcivescovo di Campobasso, Giancarlo Bregantini, che scandiranno la Via Crucis di oggi al Colosseo. Titolo delle riflessioni: Volto di Cristo, volto dell’uomo. <Non possiamo trasmettere la fede alla lavagna, Francesco ci sprona ad andare incontro alle persone per evidenziare e toccare con mano le loro piaghe – spiega Bregantini, un passato da vescovo antimafia -. È da questa spinta missionaria che scaturisce la proposta di Dio>.

Padre Giancarlo, come sono nate le sue meditazioni?

<A gennaio sono stato contattato dalla Santa sede e, passo dopo passo, a febbraio, le ho composte, con l’aiuto di alcune suore di clausura e di qualche amico>.

Come accade in questi casi il Papa avrà segnalato il suo nome alla Segreteria di Stato...

<È facile che sia andata proprio così e non posso che esserne felice. In fondo, non ho fatto altro che dare voce ai gesti e alle parole di Francesco. La vera Via Crucis la compie lui ogni giorno, incontrando chi soffre>.

Rispetto alle meditazioni della Via Crucis 2013, le ultime commissionate da Benedetto XVI, nelle sue riflessioni l’afflato sociale è molto più marcato, a tratti crudo.

<Certo, ma c’è anche tanta speranza data dalla preghiera che stempera la denuncia. Nella memoria della passione di Gesù non si può prescindere dall’attenzione al sociale: il volto di Cristo è il volto dell’uomo e illumina il nostro dolore che, a sua volta, incarna il patimento del figlio di Dio>.

Lei dà molto spazio alle conseguenze della crisi economica. Da ministro del Welfare della Cei, che cosa ne pensa del governo Renzi?

<Ho molto fiducia nel premier, ha grande determinazione. Ma il suo impegno non basta per uscire dalla crisi. Come il Cireneo che porta la croce di Gesù, dobbiamo andare oltre l’egoismo: basta una notte in ospedale con chi soffre, un prestito senza usura>.

Nelle meditazioni si tocca anche il dramma del carcere.

<Conosco bene la piaga del sovraffollamento, essendo stato cappellano nel penitenziario di Crotone fra il 1984 e il 1987. Il carcere è il luogo dei problemi non risolti prima, in famiglia, nella società. Ricordo un detenuto che mi diceva: ‘Se avessi avuto un padre come quello della parabola del figliol prodigo, non sarei qui’>.

Al Colosseo ci sarà spazio poi per una riflessione sull’orrore dei femminicidi. Dietro questi omicidi avverte la responsabilità anche di una certa educazione cattolica, fondata sulla preminenza del maschio in famiglia?

<Può essere una chiave di lettura del problema. Serve una rivoluzione culturale, bisogna investire nella formazione dei fidanzati per insegnarli il rispetto reciproco e la corresponsabilità. Oggi non può essere solo la donna a lavare i piatti e cambiare i pannolini>.

Twitter: panettiereg

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