Reggia di Bertone, la telefonata del Papa condanna le gole profonde, ma non assolve lo sfarzo
Bertone prova a silenziare le polemiche
CHE IL PAPA abbia telefonato al cardinale Tarcisio Bertone non ci sono dubbi. Francesco odia le chiacchiere e sicuramente non avrà gradito la gola profonda vaticana che ha spifferato alla stampa i dettagli succulenti del buen ritiro a cinque stelle dell'ex segretario di Stato, un paio di anni fa bersaglio preferito dei cecchini di Vatileaks. La solidarietà del Pontefice per la gogna mediatica subita dal cardinale è fuori discussione, questo anche se la vittima è ben lungi dall'essere uno stinco di santo.
D'ALTRONDE non si può dire altrimenti di chi, anche a dare per buona la metratura riportata dallo stesso Bertone nella lettera al settimanale diocesano di Genova Il cittadino, si accinge a trascorrere la sua vecchiaia in un attico da 350 metri quadri. Ovvero in una residenza cinque volte tanto il bilocale a Santa Marta dove vive Papa Francesco. Ma, al netto delle planimetrie e del giudizio morale sulla condotta - non sulla persona - del salesiano, evidentemente a disagio all'interno dei confini angusti della Chiesa povera per i poveri, quel che sorprende è la levata di scudi di certi ambienti ecclesiali che, con malizia, confondono la solidarietà del Pontefice con l'avvallo papale alla mega ristrutturazione di Palazzo San Carlo.
QUEST'ULTIMO non c'è stato. O almeno non è suffragato, né dal contenuto della difesa a mezzo stampa di Bertone, né tantomeno dalla tempistica della telefonata del Santo padre. Andiamo con ordine. Nella lettera il cardinale, dopo aver ringraziato Francesco per <la sua solidarietà e il suo disappunto per gli attacchi rivoltimi a proposito dell’appartamento>, si lascia andare a un velenosissima battuta sull'alloggio del Pontefice: <Addirittura è stato messo a confronto lo spazio del mio appartamento con la presunta ristrettezza della residenza del Papa>. Perché mai mettere in discussione la sobrietà dell'abitazione del più noto inquilino di Santa Marta? Se le parole hanno ancora un peso e invogliano a una lettura fra le righe, la sortita di Bertone ha il retrogusto di un'amara polemica con chi, anche se non gradisce gli attacchi mirati dei mass-media, evidentemente non asseconda gli sfarzi dei cardinali. Compresi quelli in pensione.
PROVA ne è anche la tempistica della telefonata del Papa, avvenuta il 23 aprile scorso, come riportato dallo stesso ex segretario di Stato nella lettera. Giusto il giorno prima del famoso tweet di Bergoglio sulla ricchezza della Chiesa: <Uno stile di vita sobrio fa bene a noi e ci permette di condividere meglio con chi ha bisogno>. È un caso? Oppure l'esternazione di una certa insofferenza per un'opulenza esibita addirittura da chi, per cinque mesi o poco più, è stato il più stretto collaboratore del Santo padre? Perché è vero, come riporta ancora Bertone, che Bergoglio fin dall'inizio sapeva dei lavori di ristrutturazione a due passi da casa sua, ma evidentemente non ne conosceva nei dettagli lo sfavillante progetto. Altrimenti, passando sotto le impalcature dell'attico in dirittura d'arrivo, non avrebbe esclamato: <Che si sta costruendo un convento?>.
Giovanni Panettiere