Pacem in terris

Vescovi e politica: basta collateralismi. Ma non tutti sono d’accordo

<SPERO di non essere costretto, e soprattutto spero che non siano costretti i nostri fedeli, ad assistere al mortificante spettacolo di vecchi e sospetti collateralismi con candidati, partiti o movimenti politici>.  In vista delle prossime elezioni europee e amministrative, in programma il 25 maggio, la Conferenza episcopale italiana, per bocca del segretario generale Nunzio Galantino, lancia un messaggio forte di equidistanza da qualsiasi schieramento. Dopo anni di simpatie, più o meno velate, per Silvio Berlusconi, prima, e per Mario Monti, poi - ma non sono mancate isolate sortite a sostegno della sinistra -, i vescovi voltano pagina. E accennano a una sorta di autocritica per <vecchi e sospetti collateralismi>.

<E' BENE che sappiamo, una volta per tutte - ha spiegato monsignor Galantino - che chiunque vede il vescovo o un sacerdote impegnarsi nell'orientare o influenzare il voto, ipotizza una sola cosa: l'interesse personale o la ricerca di favoritismi di varia natura>. Al nord come al sud, il discorso non cambia. Da qui l'affondo dell'ordinario di Cassano allo Jonio: <Preferisco che non si realizzino opere ex novo o che non si sistemino strutture, se questa deve essere la contropartita diretta o indiretta di un impegno esplicito di noi sacerdoti durante le elezioni, a favore di Tizio o di Caio>. La dottrina sociale della Chiesa sul punto fuga ogni dubbio. All'episcopato spetta di aiutare e formare i laici al bene comune, nulla di più. Ed è sulla base di questo insegnamento che il numero due della Cei muove un appello finale: <Incoraggiamo i laici a competere e a spendersi per creare condizioni di vivibilità nel nostro territorio, avendo a cuore il rispetto della persona, della legalità e dell'educazione alla 'vita buona del Vangelo'>.

MA L'INTERVENTO di Galantino non ha convinto tutti. A Bologna, per esempio, dove in passato la Curia è stata accusata di flirtare con la giunta di centrodestra dell'allora sindaco Giorgio Guazzaloca,  a esprimere il suo pubblico disappunto è stato don Andrea Caniato, incaricato diocesano per le comunicazioni sociali. Su Facebook il prete ha ammesso di aver <provato un certo fastidio per la dichiarazione puntuta del segretario della Cei in vista delle prossime elezioni> e non tanto <perché raccomanda al clero di essere neutrale di fronte alla competizione elettorale>. A dargli fastidio è stato il tono usato dal segretario generale (<Artatamente retorico>). <Ma esistono davvero oggi vescovi e preti che sperano che l'esito delle elezioni possa favorire il restauro di una chiesa o di un oratorio?  - si chiede don Caniato - . Se lo dice lui, forse sì... Io al suo posto, avrei messo quella grinta in ben altro genere di denunce>. Quali? La domanda resta inevasa.

EVIDENTEMENTE non per monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara, che, all'indomani delle dichiarazioni di Galantino, in una lettera a un quotidiano locale,  con tenacia ha rilanciato la difesa di quei princìpi non negoziabili - espressione non particolarmente cara a papa Francesco - che <costituiscono il criterio ineludibile per i giudizi e le scelte temporali e sociali del cristiano>. Nel testo il presule estense, legato a Comunione e liberazione e strenue difensore di Berlusconi e delle Crociate (<Sono state un grande 'pellegrinaggio armato'>, scrisse un mese fa sul sito della Bussola quotidiana, additando come <succubi del laicismo dominante> quei cristiani che se ne vergognano), ha voluto spiegare ai ferraresi chi non devono votare: <La coscienza cristiana, rettamente formata, non permette di favorire l'attuazione di progetti contrari ai princìpi non negoziabili>.

CERTO, quella di Negri non è un'esplicita indicazione elettorale. Ma resta un dato incontrovertibile il fatto che negli anni passati, proprio sulla campagna a tutela della famiglia tradizionale, della sacralità della vita contro l'aborto e l'eutanasia e della libertà di educazione, il centrodestra si sia accaparrato l'appoggio di ampie fette del mondo cattolico. Insomma, una volta dal pulpito qualche vescovo o sacerdote indicava ai fedeli di votare 'democratico e cristiano', oggi chi abbina valori non negoziabili e cabina elettorale. C'è qualche differenza?

Giovanni Panettiere

Twitter: panettiereg

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