Pacem in terris

Francesco apprezza il celibato dei preti: ma non è un dogma, si può discutere

Papa Bergoglio sul volo di ritorno dalla Terrasanta

«LA CHIESA cattolica ha preti sposati nei riti orientali. Il celibato non è un dogma di fede, è una regola di vita, che io apprezzo tanto, e credo che sia un dono per la Chiesa. Non essendo un dogma di fede, c’è sempre la porta aperta». Come se non bastassero i gesti dirompenti, dall’invito «a casa sua» ai leader di Israele e Palestina per un incontro di preghiera a favore della pace alla sosta silenziosa e fuori programma al muro dell’odio di Betlemmme, Papa Francesco ha chiuso il suo pellegrinaggio in Terrasanta con un intervista a tutto campo sull’aereo che lo riportava a Roma.

NONOSTANTE la stanchezza di un viaggio-tour de force Bergoglio ha risposto alle domande dei giornalisti sulla pedofilia nella Chiesa («Tolleranza zero anche con i vescovi. Chi abusa è come se celebrasse una messa nera»), sui divorziati risposati («Il Sinodo sarà sulla famiglia, non mi è piaciuto che tante persone, anche di Chiesa, si siano focalizzati solo su questo tema della relazione di Kasper»), sugli scandali finanziari vaticani, da ultimo quello relativo ai 15 milioni dello Ior dati alla Lux Vide («Siamo tutti peccatori, il problema è cercare di avere meno scandali») e per l’appunto sulll’obbligo di celibato dei sacerdoti. Al Papa la normativa vigente convince, ma non per questo Francesco chiude al confronto interno. Anche perché, come ha sottolineato lui stesso, i preti sposati sono già una realtà nella Chiesa di rito orientale e, aggiungiamo noi, anche in quell’occidentale dopo la costituzione apostolica Anglicanorum coetibus di Benedetto XVI (2009) che ha permesso la piena comunione con Roma ai preti anglicani in uscita da Canterbury.

IL FATTO che Bergoglio si sia mostrato possibilista sulla riforma della normativa sull’obbligo di celibato, introdotto per la prima volta nel diritto canonico universale con il II Concilio ecumenico lateranense (1139), non deve trarre in inganno. Prima di lui anche il segretario di Stato, Pietro Parolin, in un'intervista al venezuelano El Universal (8 settembre 2013), aveva usato parole analoghe.  Ciononostante la questione non sembra all’ordine del giorno del papato argentino. Le priorità si chiamano riforma della Curia, aggiornamento della pastorale familiare e trasparenza degli apparati economici della Santa sede. In più, scendendo nel tecnico, non sembra all’orizzonte l’opzione di lasciare alla facoltà del prete, già consacrato, la scelta fra matrimonio e celibato. Eventualmente il primo passo riguarderà i viri probati, ovvero l’ordinazione di uomini sposati, di provata fede. Anche di questo Francesco ha parlato, ad aprile, con il vescovo austriaco Erwin Kräutler, in servizio in Amazzonia. In quell’occasione il Pontefice si sarebbe mostrato favorevole alla possibilità che siano le conferenze episcopali nazionali a decidere. Un passo avanti verso la svolta, certo, ma i tempi potrebbero essere lunghi. O addirittura non arrivare mai.

 

Giovanni Panettiere

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