Vito Mancuso e l’abolizione del celibato obbligatorio: ‘Sarebbe una svolta, ma la Chiesa rischia lo scisma’
Il teologo Vito Mancuso
VITO MANCUSO E L'ABOLIZIONE DEL CELIBATO OBBLIGATORIO:
<SAREBBE UNA SVOLTA, MA LA CHIESA RISCHIA LO SCISMA>
Intervista pubblicata sul Qn (il Giorno, la Nazione, il Resto del Carlino), edizione del 28 maggio 2014
<Il PRIMO passo sarà l'ordinazione di uomini sposati, di provata fede, i cosiddetti viri probati. Realisticamente da Papa Francesco ci possiamo aspettare questo e non è detto che la strada sia in discesa. Il rischio di uno scisma nella Chiesa non si può certo escludere a priori>. Guarda avanti, alle riforme possibili per un'istituzione ecclesiale <tradizionalista>, con tempi <molto lunghi> il teologo Vito Mancuso, 51 anni, uno dei quali in abito talare. L'apertura di Bergoglio sul matrimonio per i preti, uscita da una conferenza stampa improvvisata sull'aereo di ritorno dalla Terrasanta, lo hanno convinto, una volta di più, che il vescovo di Roma <non vuole nascondere nulla, ha il senso della confidenza e sa bene quali siano i nodi scoperti nella Chiesa>.
Professore, quali problemi comporta il celibato dei sacerdoti?
<Nessuno, la questione non è che i preti non si possono sposare, il nodo è il celibato obbligatorio. Il clero celibe si lega alla Tradizione e alla Scrittura allo stesso modo di quello uxorato, reso possibile nelle Chiese cattoliche di rito orientale. Conosco sacerdoti celibi, che sono un dono per la Chiesa, che vivono al meglio la loro condizione di single>.
Famiglia e sacerdozio sono incompatibili?
<Sgravati dal peso di una vita familiare, lo dice uno che è padre di due figli adolescenti e sa che cosa significa essere marito e genitore, molti preti riescono a dedicarsi completamente alla comunità dei fedeli>.
Poi c'è l'altro lato della medaglia...
<Ovvero, quel clero per il quale la condizione celibataria significa chiusura dei rapporti, distanza dai fedeli, freddezza. E' un limite dettato dall'immaturità e che il Papa conosce bene>.
Secondo lei quanti giovani si avvicinerebbero al sacerdozio, se fosse data loro la possibilità di scegliere se sposarsi o meno?
<Parecchi, io stesso, a 23 anni, dopo un anno da prete, chiesi al mio arcivescovo, Martini, di essere dispensato. Avevo capito che non sarei riuscito a vivere serenamente la mia condizione>.
Che cosa le disse allora il cardinale?
<Che ero ancora molto giovane e che quello che davvero gli interessava era il mio bene. Mi inviò a completare gli studi lontano dalla diocesi, senza alcun incarico pastorale. Non ero più un sacerdote, proprio come gli avevo chiesto>.
Giovanni Panettiere
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