Pacem in terris

Lussemburgo, la Chiesa boccia le nozze gay e salva i Pacs

A COLPO d'occhio sembra un film già visto e rivisto. Lo Stato, nel caso il Lussemburgo, si accinge a varare una legge per le nozze omosessuali. E la Chiesa che cosa fa? Protesta, con tanto di petizione per il ritiro della bozza di riforma. Successe così in Spagna, non andò diversamente in certi Stati degli Usa, potrebbe accadere in Italia, se solo una qualche commissione parlamentare discutesse un disegno di legge sul matrimonio per tutti. Dove è allora la notizia? La risposta si nasconde fra le righe della Presa di posizione della Chiesa cattolica sulla riforma di legge sul matrimonio, il documento con il quale i vertici della comunità ecclesiale del granducato bocciano le nozze fra persone dello stesso sesso, ma aprono esplicitamente ai Pacs, in vigore già da una decina d’anni nel Paese. Ve li ricordate?

STIAMO parlando dei Patti civili di solidarietà, approvati per la prima volta in Francia nel 1999 e regolanti la vita comune fra due persone maggiorenni dello stesso sesso o eterosessuali. Gli obblighi sanciti da questi contratti sono: l’aiuto materiale reciproco, la responsabilità comune in sede debitoria e soprattutto l’impegno a condurre un’esistenza a due. I Pacs non disciplinano, invece, l’adozione, ovvero quel diritto garantito dal matrimonio e sul quale si articola in sostanza l’opposizione della Chiesa in Lussemburgo alla riforma per le nozze gay.

«NON è possibile — si legge nel documento cattolico — rispondere alla domanda sul riconoscimento e la collocazione delle unioni omosessuali nella società e sui relativi diritti e doveri unicamente riferendosi alla preoccupazione per il bene individuale; nella ricerca di una risposta adeguata, dobbiamo anche considerare il bene comune». La Chiesa vuole essere «contro la discriminazione degli omosessuali, per l’interesse superiore del bambino», partendo dalla consapevolezza che «ha dovuto imparare ad accettare le persone omosessuali così come sono» e dal fatto che comunque «spetta allo Stato tenere conto nella legislazione dei cambiamenti sociali affinché i diritti individuali siano garantiti e il bene comune tutelato». La dottrina cattolica sulla famiglia è chiara e si fonda, come ricorda la presa di posizione, sul principio che questa non si esaurisce nella relazione tra due persone, ma è anche «il luogo in cui dei figli possono crescere». Ne consegue che il matrimonio tra un uomo e una donna «dovrebbe mantenere la sua posizione istituzionale particolare», in quanto «struttura fondamentale bio-culturale della vita sociale».

CON RIFERIMENTO all’adozione da parte di coppie omosessuali, per la Chiesa il criterio «dovrebbe essere il bene superiore del bambino» che sarebbe quello di poter crescere con i propri genitori, nella convinzione che «non esiste un diritto al figlio» e senza per questo voler mettere in discussione «la capacità di genitori omosessuali di educare dei bambini». Tuttavia, adozione a parte,  si legge nel documento, allo Stato spetta «il compito di sostenere e proteggere le coppie omosessuali che si amano e vogliono quindi essere responsabili uno con l‘altro in modo permanente», un aspetto reso possibile oggi con la dichiarazione di partenariato davanti a pubblico ufficiale (Pacs). E' il segnale che, se il magistero sulla famiglia, quella che esiste solo in regime di matrimonio, resta pur sempre saldo, la Chiesa, in Lussemburgo e non solo, sul piano della pastorale inizia a dare concretezza al principio dell'accoglienza e dell'amore per gay e lesbiche. Come dire: la strada è ancora lunga, ma la macchina finalmente è stata messa in moto.

Giovanni Panettiere

Twitter: panettiereg

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