Pacem in terris

Sinodo valdese, lo storico saluto di Papa Francesco

Il Sinodo valdese di Torre Pellice, nel Torinese

SVOLTA nei rapporti tra la Chiesa cattolica e la comunità valdo-metodista. Per la prima volta nella storia un Papa ha voluto portare un <saluto fraterno> e la sua <vicinanza spirituale> ai partecipanti al Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste, la massima autorità dottrinale, legislativa e giurisdizionale per i fedeli delle due confessioni protestanti. Con questo gesto, Francesco ha riconosciuto la valenza dell'assemblea e l'importanza di una realtà cristiana piccola, ma significativa e apprezzata dagli italiani. Basti pensare che l'anno scorso l'8 per mille ai valdesi ha registrato un incremento del 7%, coinvolgendo oltre 613mila contribuenti.

LA LETTERA, a firma del segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, è stata letta all’inizio del Sinodo, in corso a Torre Pellice nel Torinese, dal moderatore della Tavola valdese, il pastore Eugenio Bernardini. Nel testo il Pontefice prega il Signore di <concedere a tutti i cristiani di progredire nel cammino verso la piena comunione, per testimoniare il Signore Gesù Cristo e offrire la luce e la forza del Vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo>. Seguono il <saluto fraterno> e la <vicinanza spirituale> del Papa.

L'ATTENZIONE di Francesco verso le sorelle e i fratelli valdesi era emersa a luglio durante la conversazione fra lui e il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari, anche se in quell'occasione i mass media concentrarono la loro attenzione principalmente sulle parole di Bergoglio in tema di abusi sui minori (<Userò il bastone con i preti pedofili>).  Al decano dei giornalisti, che sottolineava gli sforzi ecumenici e interreligiosi del Papa per integrare la cattolicità con ortodossi e anglicani, il Santo padre ricordò che il cantiere del dialogo era aperto, oltre che con i pentecostali e gli ebrei, anche <con i valdesi che trovo religiosi di prim'ordine>. Un attestato di stima inaspettato che Bernardini non mancò di sottolineare. <Quello che stupisce - scrisse in una nota pubblicata sul sito della Chiesa valdese -  è che papa Bergoglio abbia voluto citare i valdesi insieme agli ortodossi, agli anglicani, ai pentecostali e agli ebrei, ovvero a comunità di fede infinitamente più grandi della nostra piccola chiesa. Non è  una rivoluzione, ma un segnale di attenzione, di rispetto e di fraternità che non possiamo non raccogliere e per il quale ringraziamo. Ma forse, a partire da questa rapida menzione, possiamo spingerci anche più avanti>.

LE PREMESSE in effetti non mancano, specie dopo lo storico messaggio del Papa. Intervenendo ieri al Sinodo delle Chiese valdesi, monsignor Mansueto Bianchi, presidente della Commissione episcopale per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei, ha detto che i vescovi italiani osservano <con molta attenzione> la proposta di una nuova legge sulla libertà religiosa e la stesura di un appello per combattere la violenza contro le donne, promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), con l'obiettivo di unire le voci di tutti i cristiani del paese. <Come cristiani, siamo debitori alla nostra generazione di una parola che sia evangelica e perciò unitaria, fraterna tra le nostre chiese>,  ha aggiunto Bianchi. Che, poi, ha indicato alcuni temi di <drammatica attualità> (l'intolleranza, che nega la libertà di coscienza e di religione, la violenza, che dipinge la fede come fanatismo, l'indifferenza verso le tragedie dell'umanità, la crisi economica) sui quali cattolici e valdesi potrebbero camminare insieme. Una nuova fase dei rapporti ecumenici sembra iniziata. Staremo a vedere fin dove si spingerà.

Giovanni Panettiere

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