Pacem in terris

Convivenze, coppie gay, pillola: l’ex sottosegretario Cei Ghidelli guarda alla misericordia

Il vescovo emerito di Lanciano, monsignor  Carlo Ghidelli

 

CONVIVENZE, COPPIE GAY, PILLOLA: L'EX SOTTOSEGRTETARIO CEI GHIDELLI GUARDA ALLA MISERICORDIA

Intervista pubblicata parzialmente e con altro titolo sulla rivista Jesus, edizione ottobre 2014

CONOSCE bene l’emarginazione dei divorziati risposati, il nascondimento delle coppie omosessuali, le paure dei conviventi. Sono ferite che ha visto sanguinare lungo il suo cammino di vescovo, sensibile ai travagli della gente ed educato alla scuola del Concilio Vaticano II. Sa che il Sinodo alle porte potrebbe detergere queste e altre piaghe della famiglia ai tempi della secolarizzazione, eppure monsignor Carlo Ghidelli, emerito di Lanciano, un passato da sottosegretario della Conferenza episcopale italiana, non si fa troppe aspettative. Più per prudenza che per altro. Dall’alto dei suoi ottant’anni, portati con la freschezza di chi alla pensione ha preferito il ritorno in parrocchia, nel Milanese, per continuare a dare una mano concreta alla sua Chiesa, nutre solo una grande speranza: <Che Papa Francesco, tenendo fede alla sua ormai collaudata attitudine personale, da me totalmente condivisa, non si lasci strappare, da una parte o dall’altra, ma sappia far valere quella che chiamerei la ‘politica della misericordia’ di cui ha tanto bisogno il mondo contemporaneo, dentro e fuori la Chiesa>.

Fra i temi più dibattuti alla vigilia del Sinodo spicca l'accesso ai sacramenti per i divorziati risposati: da biblista, come inquadra la questione?

<Sulla possibilità di dare i sacramenti ai risposati è difficile fare previsioni, Francesco ce l’ha già detto. Ciò non toglie, tuttavia, che verso di loro s’instauri un’attitudine pastorale improntata alla carità più sincera e alla condivisione dei problemi annessi e connessi. Mi auguro che al Sinodo si tratti del problema senza paure residue o chiusure preconcette>.

Altrimenti che cosa succederebbe?

<Si condannerebbe la Chiesa cattolica a muoversi come su sabbie mobili a scapito della chiarezza e del coraggio che sono necessari alla comunità ecclesiale, soprattutto in tempi delicati e difficili come quelli che stiamo vivendo>.

Che ne pensa della dialettica, anche pugnace, sui divorziati fra la linea della misericordia del cardinale Kasper, molto apprezzato dal Papa, e il rigore del prefetto per la Dottrina della fede, Gerhard Ludwig Müller, sostenuto in Italia dall’arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra?

<Il confronto Kasper-Mueller è stato forse presentato in modo sommario e impreciso. Fatto sta che una tensione dentro la Chiesa cattolica esiste, si fa sentire e non c’è motivo per meravigliarsi>.

Perché?

<Dopo la caduta delle evidenze etiche, stiamo assistendo a una crisi ancora più profonda che coinvolge strati interi, e non solo giovanili, della società in cui viviamo. Oggi fior di cristiani cattolici non sono disposti ad accettare una norma etica che scende dall’alto o perché è rafforzata da motivi filosofici e teologici. Essi, con le loro scelte talvolta paradossali ma non sempre avventate, ci provocano a sangue e attendono risposte mature e concrete>.

L'Instrumentum laboris del Sinodo riconosce la diffusione tra i giovani, specie in Occidente, della convivenza ad experimentum. Si può considerarla un segno dei tempi, nell'accezione cristiana dell'espressione?

<Se sia un segno dei tempi la convivenza tra fidanzati, non saprei dire: è un fenomeno che si dilata sempre più e ci provoca a riflessioni serie e nuove. Non basta rifarsi alle regole del passato, pur degne di rispetto e di osservanza, ma occorre incamminarci con coraggio e con fiducia sulle vie evangeliche della misericordia>.

C’è bisogno di comprensione?

<Comprendere non significa necessariamente approvare e avallare, ma aprire gli occhi su ciò che accade e, come insegna il Concilio Vaticano II, operare discernimento ‘alla luce del Vangelo e dell’umana esperienza’ (Gaudium et Spes, 46)>.

Sempre l'Instrumentum evidenzia come <le reazioni estreme nei confronti delle unioni omosessuali, sia d'accondiscendenza che d'intransigenza, non abbiano facilitato lo sviluppo di una pastorale> per i gay e le lesbiche: condivide questa affermazione?

<Il fenomeno delle unioni tra gay o lesbiche ci interpella seriamente come credenti e come comunità credenti. Anche qui ci vuole coraggio e Papa Francesco ce ne ha già dato un esempio. Non è compito dei discepoli di Cristo né appartiene al loro stile di vita condannare o stigmatizzare impietosamente certi fenomeni sociali che oggi si presentano con la massima evidenza e prepotenza. Ai suoi discepoli Gesù, oggi come sempre, chiede l’atteggiamento di chi vede e comprende, di chi condivide e nutre compassione>.

Ultimo capitolo: sessualità e matrimonio. Ci sono margini per una rivisitazione delle linee operative dell'Humanae vitae, magari in un'ottica di valorizzazione della coscienza dei coniugi?

<Che ci sia spazio per una ‘rilettura’ non oserei dirlo con sicurezza. Ricordo solo che, ai tempi del Concilio, c’erano alcuni vescovi - tra i quali Helder Camara - che erano saliti da papa Montini per suggerire una certa apertura nei confronti della cosiddetta ‘pillola cattolica’. Anche loro facevano appello alla possibilità di ‘valorizzare la coscienza dei coniugi’, la quale, a detta di John H. Newmann, è il primo e insostituibile ‘vicario di Cristo’>.

Giovanni Panettiere

 panettiereg

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