Pacem in terris

Oltre il celibato dei preti, le carte in mano a Bergoglio

NON C'È solo la proposta d'indulgenza per i preti sposati sulla scrivania di papa Francesco. Nel delicato dossier pontificio sul celibato dei sacerdoti trovano spazio diversi progetti provenienti dalle Chiese locali. Dal Sudafrica al Brasile, tesi avanzate nell'ottica di rinvenire soluzioni credibili all'annoso problema della crisi vocazionale e all'urgenza di garantire la messa domenicale in ogni comunità cattolica. In Amazzonia, per esempio, stando alle cifre ufficiali, su 800 realtà ecclesiali si contano appena ventisette presbiteri per settecentomila fedeli. L'eucarestia è celebrata due o tre volte l'anno, mentre la confessione è un miraggio.

CHE FARE allora? Di recente, al tradizionale incontro quaresimale del Papa con il clero romano, il rettore della chiesa di San Giovanni Battista dei Genovesi, don Giovanni Cereti, ha suggerito a Bergoglio una strada per reintegrare quei preti che, con l'autorizzazione e la benedizione della Chiesa, hanno scelto la via del matrimonio, partecipano alla vita ecclesiale, ma hanno il divieto di celebrare messa. Nel mondo si stima che siano oltre centomila (fonte ildialogo.org).  Schierato da decenni a favore della riammissione alla comunione dei divorziati risposati - ha coadiuvato il cardinale Walter Kasper nella stesura della controversa relazione introduttiva al concistoro sulla famiglia -, Cereti propone una forma d'indulgenza per questi 'ex sacerdoti'. O almeno per alcuni di loro.

<NELLA CHIESA antica - argomenta il teologo - l'indulgenza veniva data per togliere la penitenza dopo l'assoluzione. Oggi, se si applicasse ai molti preti sposati, che desiderano rientrare, questi potrebbero essere riammessi al ministero, valutando caso per caso. Si tratterebbe di una soluzione che sanerebbe la ferita della dolorosa mancanza di tanti confratelli che hanno scelto la vita matrimoniale, pur non volendo abbandonare il sacerdozio>. La prospettiva di riferimento per Cereti rimanda al Concilio Vaticano II <che ha autorizzato il diaconato anche a chi non è celibe, preparando così la via alla costituzione di un clero uxorato anche nella Chiesa di rito latino> Diverso il discorso per il cattolicesimo orientale, dove i preti con famiglia sono una realtà indiscutibile.

PIÙ che una 'ferita' per il Papa quella dei preti sposati è <una piaga>. Al rettore di San Giovanni Battista un Bergoglio particolarmente attento e consapevole del problema avrebbe confidato che <finora la Chiesa non ha trovato una strada per sanare questa piaga e, a voler essere sincero, non si sa se la troverà>. Parole prudenti che comunque non impediscono a Francesco di lanciare segnali di fumo particolarmente incoraggianti per i novatores. Come la messa a Santa Marta del 10 febbraio scorso alla quale hanno preso parte anche cinque presbiteri coniugati. Una prima assoluta fra le mura leonine.

IL PONTEFICE lascia aperta la porta del confronto anche sull'ordinazione dei cosiddetti viri probati, uomini sposati di provata fede e rettitudine.  <Su questo avanzate suggerimenti>, avrebbe chiesto all'episcopato brasiliano. L'occasione è stata l'udienza concessa, nell'aprile scorso, a monsignor Erwin Kraütler, vescovo della diocesi di Xingu, in Amazzonia. Ricevuto l'invito, la conferenza episcopale verdeoro si è messa subito al lavoro. Da mesi, infatti, il cardinale Claudio Hummes, arcivescovo emerito di San Paolo e grande sostenitore di Bergoglio in conclave, sta dialogando con la Congregazione per il clero proprio di viri probati. Hummes, come il Pontefice, non considera un dogma il celibato dei preti e, a suo tempo, quando era lui il numero uno del ministero dei chierici (2006-2010), tentò di aprire degli spiragli. Ma senza successo.

NON ANDÒ meglio nel 2008 al documento conclusivo del Dodicesimo incontro nazionale dei presbiteri brasiliani. Nel testo si avanzava la richiesta alla Santa Sede di <rendere possibili altre forme di ministero ordinato oltre a quello celibatario>. Quest istanza, insieme ad altre relative ai divorziati risposati e alle nomine episcopali, era stata poi ritirata per decisione del Consiglio permanente dell'episcopato brasiliano. Meglio non creare tensioni con il Pontefice di allora, Joseph Ratzinger, devono aver pensato i vescovi del paese sudamericano.

DURANTE l'incontro con Kraütler Francesco ha poi definito <interessante> la tesi di un presule tedesco, a lungo vescovo in Sud Africa. Monsignor Fritz Lobinger, questo il nome del pastore, 85 anni, dal 1988 al 2004 alla guida della diocesi di Aliwal, sostiene la necessità di avere nella Chiesa due tipologie di presbiteri. Quelli attuali, celibi e stipendiati dalle diocesi, e <gli anziani> che avrebbero una loro professione, una famiglia e non eserciterebbero il loro mandato in forma individuale, ma in un'équipe di tre o più. Quest'ultimi non verrebbero nemmeno retribuiti dalla Chiesa e, dato centrale, sarebbero ordinati all'interno delle comunità che andrebbero ad amministrare. Un po' come avveniva ai tempi degli Atti degli apostoli.

VIRI PROBATI, duplice tipologia di preti. Qualsiasi riforma venisse approvata, anche solo per il caso specifico del Brasile - non dimentichiamo che Francesco sostiene una decentralizzazione del potere/servizio  ecclesiale a vantaggio di una maggiore autonomia delle conferenze episcopali nazionali (Evangelii gaudium, 34) -, sarebbe comunque una deroga alla norma plurisecolare - introdotta definitivamente dal Concilio di Trento (1545-1563) - che vieta nella Chiesa di rito latino l'ordinazione sacerdotale di uomini sposati. Sarebbe una rivoluzione di per sé dagli esiti imprevedibili data la ferma opposizione della galassia tradizionalista, ancora particolarmente rappresentata nel Sacro collegio.

INSOMMA, oltre al riassetto della Curia romana, alla trasparenza delle finanze vaticane, alla lotta senza sconti alla pedofilia, all'aggiornamento della pastorale familiare, il Papa è alle prese con un altro, delicatissimo cantiere. Il rischio è che i lavori non giungano mai a termine. E che chi oggi celebra il clima più propizio al confronto nella Chiesa, persino su un tema spinoso come il celibato ecclesiastico, resti profondamente deluso. Non sia anche perché l'ultima riforma in ordine di tempo sul versante del clero uxorato in Occidente la si deve a Benedetto XVI. Alla sua costituzione apostolica Anglicanorum coetibus (2009) che permette a gruppi di fedeli, laici e pastori anglicani, desiderosi di convertirsi al cattolicesimo, di entrare nella Chiesa di Roma, mantenendo la loro identità. Compreso il matrimonio per i ministri di culto.  E chi, chi lo avrebbe mai detto?

                                                                                                                                      Giovanni Panettiere

 

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