Pacem in terris

Il club degli uomini contro la violenza sulle donne: prendiamoci le nostre responsabilità

IL CLUB DEGLI UOMINI NEMICI DEL SESSISMO

Articolo pubblicato sul Qn (il Resto del Carlino, la Nazione, il Giorno), edizione dell'8 marzo 2015

DAGLI UOMINI che odiano le donne a quelli che le amano. E non nascondono le responsabilità maschili di fronte all’orrore della violenza di genere. Anzi, si confrontano per sensibilizzare gli altri mariti, fidanzati e colleghi di lavoro su un fenomeno che in Italia, ogni tre giorni, mette a segno un femminicidio e, ogni sette minuti, uno strupro o un tentato abuso. La piazza web di questi pionieri delle pari opportunità si chiama NoiNo.org, una community con 17mila ‘mi piace’ e 6mila aderenti. Fra questi Claudio Tovani, 51 anni e una passione per le immersioni subacque messa a frutto per portare a galla cause e conseguenze di quella che resta una piaga sociale.
Come è nata la community?
«Tutto ha avuto inizio nel 2011, quando, per volontà e con le risorse della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, è partita una campagna di comunicazione rivolta agli uomini per dire no alla violenza di genere. Volti noti come Claudio Bisio, Cesare Prandelli e Alessandro Gassman si sono prestati per questa iniziativa approdata nei cartelloni pubblicitari di strade e stazioni delle grandi città. In parallelo si è sviluppato anche il nostro sito».
La community è attiva solo nella realtà virtuale?
«Assolutamente no. Il logo di NoiNo.org viene usato in diverse iniziative in giro per l’Italia contro la violenza sulle donne».
Appuntamenti tipo ‘Gommone rosa’.
«Si tratta d’immersioni subacque in cui, una volta ‘in superficie’, portiamo a conoscenza dati e notizie su questo fenomeno. Di volta in volta le quote d’iscrizione sono devolute ad Amnesty, le offerte al centro anti-violenza della città che ci ospita».
La sensazione diffusa nel paese è che quello dei femminicidi sia un problema circoscritto.
«Non ci sono solo botte e omicidi. Violenza di genere è anche la disistima quotidiana della propria compagna, il renderla dipendente da noi sotto il profilo economico, il considerarla come un mero oggetto di piacere. Il fenomeno è trasversale e indipendente dal reddito o dalla provenienza di chi abusa».
Sul vostro sito scrivete che quello della violenza sulle donne è «un problema maschile». In che senso?
«Alla base c’è una cultura errata che considera le donne come soggetti di minori diritti. La pubblicità sessista, la differenza di reddito fra lavoratori e lavoratrici dimostrano la pervasività di questo modo di pensare. Benissimo gli inviti alle donne a denunciare gli abusi, ma serve anche un cambio di prospettiva, dalle vittime agli autori delle violenze. Noi uomini non possiamo più sfuggire dalle nostre responsabilità».
E che cosa possiamo fare nel quotidiano noi maschietti?
«Iniziamo a morderci la lingua ogniqualvolta ci sovviene una battuta sessista».

Giovanni Panettiere

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