Pacem in terris

Quale Chiesa? Quale Papa? Intervento e video intervista al vescovo Luigi Bettazzi

La sorpresa papa Francesco

Novantuno anni e non sentirli. Il vescovo Lugi Bettazzi, uno degli ultimi quattro protagonisti italiani del Concilio ancora in vita - gli altri sono il cardinale Canestri, monsignor Leonardo e l'ex abate Franzoni - continua a stupire chi ha il piacere di ascoltare le sue riflessioni sull'evoluzione della Chiesa dal Vaticano II (1962-1965) a oggi. Lucido, appassionato, spassoso, lunedì sera l'emerito di Ivrea ha presentato nella chiesa di San Bernardino a Verona il suo ultimo libro Quale Chiesa? Quale Papa? (Emi, 2014). Organizzatori dell'incontro il vicariato urbano della diocesi e la casa editrice Gabrielli.  Davanti a oltre un centinaio di persone, dialogando con il giornalista di Qn, Giovanni Panettiere, Bettazzi ha raccontato retroscena, aneddoti, barzellette sull'ultima assise ecumenica, tracciando un filo rosso fra Giovanni XXIII, che nel 1959 annunciò un concilio del tutto inatteso, e chi, papa Francesco, a cinquant'anni dalla chiusura del Vaticano II, sta incanalando il popolo di Dio nella scia di quell'evento pastorale straordinario. <Bergoglio - ha ricordato l'ex presidente di Pax Christi Italia - è una sorpresa anche per i cardinali del conclave che non sapevano come era altrimenti non so se l'avrebbero votato>.

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Il Sinodo e l'eredità del cardinale Martini

Per sua natura non avrà la portata di un concilio ecumenico, ma sicuramente il prossimo Sinodo ordinario sulla famiglia si presenta come un banco di prova importante per il pontificato di Francesco. Sarà un bivio decisivo per capire se la Chiesa, memore del Vaticano II, unico concilio fra i ventuno della storia a non definire nuovi dogmi,  avrà la forza d'imboccare la strada della misericordia nella sua prassi pastorale oppure preferirà rimanere sul sentiero stretto, ma sicuro della verità, nella dottrina così come nella vita di ogni giorno. Bettazzi ha sottolineato l'intuizione del cardinale Martini che, a dispetto di alcune forzature interpretative, non ha mai invocato un Vaticano III. Piuttosto suggeriva l'indizioni di sinodi su temi specifici per rivitalizzare la collegialità episcopale. A questo modello guarda il Papa, a detta del vescovo emerito di Ivrea, il quale ha precisato: <Alla gerarchia spetta l'ultima parola a patto che prima ve ne siano state altre>. Il discorso vale per Bergoglio, che con il Sinodo sta coinvolgendo anche i laici, per i vescovi e per i preti. Anche quelli più refrattari a un confronto con i fedeli. <So sbagliare da solo e faccio più in fretta>, rispose un parroco a Bettazzi che gli chiedeva, perché non avesse istituito un consiglio pastorale nella sua parrocchia.

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Divorziati risposati, pillola e omosessualità

La partita del Sinodo si giocherà anche e soprattutto su tre terreni particolarmente delicati: l'eucarestia ai risposati, la genitorialità responsabile e l'omosessualità. Su divorziati e gay l'assise dello scorso anno si è spaccata, tanto che nel documento finale i paragrafi relativi a questi due argomenti non hanno ottenuto il placet canonico dei 2/3 dell'assemblea. Conservatori e progressisti sono pronti alla dialettica anche al Sinodo di ottobre. Lo sa bene Bettazzi che, nel corso della serata scaligera, non ha scansato nessuno dei temi in esame. Anzi, ha esaltato la necessità per la Chiesa di un confronto aperto su tutte le sfide della famiglia. Quanto alla comunione per 'gli irregolari' il vescovo ha ricordato l'esperienza degli ortodossi che <ammettono un secondo matrimonio, ma da celebrare senza sfarzi>, mentre sulla pillola, pur riconoscendo il valore dell'enciclica Humane vitae nel contesto in cui venne promulgata (1968), Bettazzi non chiude alle riforme: <Un po' come è accaduto per la libertà religiosa, condannata da un Papa dell'Ottocento, Gregorio XVI, e poi riconosciuta dal Vaticano II>.  Sul versante dell'omosessualità, invece, <è vero che San Paolo nelle sue lettere la condanna, ma lui aveva in mente i prostituti del santuario di Diana a Efeso. Si riferiva a qualcuno che aveva fatto una sua scelta di vita. Oggi abbiamo capito che la gran parte dei gay e delle lesbiche nascono così>.

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<Il sacerdozio femminile? Wojtyla non si pronunciò ex cathedra>.

Del ruolo delle donne della Chiesa parla spesso papa Francesco. Bergoglio ha più volte sottolineato la necessità di un rafforzamento della presenza femminile negli uffici di governo della cattolicità. Allo stesso tempo, però, ha bocciato qualsiasi ipotesi di sacerdozio per le donne (Conferenza stampa sul volo di ritorno dalla Gmg di Rio, 2013). La base di riferimento per il Pontefice argentino resta la lettera apostolica del suo predecessore, Giovanni Paolo II, Ordinatio sacerdotalis (1994). In quel documento Wojtyla si pronuncia contro le donne prete. Ma il suo no è da considerarsi dogmaticamente vincolante, come sostenuto da certi ambienti ecclesiali? Il Papa polacco parlò ex cathedra, ovvero avvalendosi dell'infallibilità pontificia, sancita nel 1870 dal Concilio Vaticano I? Bettazzi si è mostrato scettico. E ha tirato in ballo l'allora prefetto della Congregrazione per la dottrina della fede, Ratzinger...

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 Bettazzi apre al diaconato femminile

La Prima lettera ai Romani, capitolo 16, cita la 'diaconessa' Febe. La versione italiana dal greco di quel passaggio traduce: <Febe, che è al servizio della Chiesa di Cenceea, (...)>. Il primo a 'denunciare' questa 'censura' è stato un biblista come Martini che ha sempre contemplato l'esistenza del diaconato femminile nella Chiesa delle origini. Di recente il cardinale Kasper ha lanciato la proposta di creare delle diaconesse nella Chiesa cattolica, almeno inizialmente non inserite nell'ordine sacro. L'idea trova d'accordo Bettazzi che, dopo aver evocato l'appunto di Martini, ha sottolineato le difficoltà ecumeniche di una simile riforma. Specie nel rapporto con gli ortodossi. <In Concilio - ha chiosato con un battuta  - un vescovo francese disse a un confratello americano arrabbiato, perché in assemblea non si era potuto parlare di preti sposati: 'Guarda, noi non li vedremo, ma i nostri figli sì'. Ecco oggi direbbe: 'Le diaconesse? Noi non le vedremo, ma le nostre figlie sì'>.

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                                                                                                                                       Giovanni Panettiere

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