Pacem in terris

Commissione anti pedofilia, la Cei accelera e imita Francesco

LA CONFERENZA episcopale italiana inasprisce la lotta alla pedofilia nella Chiesa. Accusata da più parti di aver sottovalutato il fenomeno, specie dopo il varo delle linee guida che non prevedono l’obbligo giuridico di denuncia per i vescovi, la Cei ha annunciato ieri, a chiusura del consiglio permanente, la creazione di un’apposita commissione contro le violenze sessuali sui minorenni. Il modello di riferimento è la Pontificia commissione per la tutela dei minori voluta da papa Francesco con l’obiettivo di prevenire e fornire risposte adeguate a una piaga che ha sconquassato numerose diocesi nel mondo. Boston in testa. Il parlamentino della Cei ha indicato nel cardinale Angelo Bagnasco il referente dei vescovi per il dicastero della Santa Sede. Sempre il numero uno dell’episcopato presiederà la nuova commissione anti abusi. «Di questo organismo faranno parte persone competenti – ha anticipato il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, durante la conferenza stampa sul consiglio permanente –. Ossia la commissione sarà speculare a quella istituito dal Papa in Santa Sede ed è dunque possibile che vi siano inserite anche alcune vittime di abusi». Per Galantino la Chiesa fa solo il suo dovere, ma sarebbe necessario altrettanto impegno da parte di «tutte le categorie». «Per esempio – si è chiesto l’ex vescovo di Cassano allo Jonio – che cosa stanno facendo i grandi tour operator per dissuadere la gente dal turismo sessuale?».

LA PRIMA diocesi in Italia ad attivarsi nel contrasto alla pedofilia è stata quella di Bolzano. Cinque anni fa venne prevista la figura di un difensore laico per assistere le vittime. E proprio dalla Chiesa locale dell’estremo nord dell'Italia arrivano le richieste, formulate nel corso del sinodo diocesano, di ammettere alla comunione i divorziati risposati, superare il celibato obbligatorio per i preti e aprire il diaconato alle donne. Sollecitazioni che – ha sottolineato Galantino – «non sono facilmente riconducibili alla posizione ufficiale della Chiesa cattolica». Detto questo «sono proposte. È bene che nella Chiesa si discuta e ci si confronti anche con posizioni diverse da quelle ufficiali. Non siamo in una dittatura. Poi toccherà al Sinodo decidere un orientamento comune: non è che Bolzano può andare per la sua strada come se dipendesse ancora da ‘Ceccopeppe». Minor ironia il segretario generale ha riservato, invece, a quella che ha definito, prendendo a prestito le parole di papa Francesco, «la colonizzazione ideologica del gender» nelle scuole.

DURO anche il giudizio della Cei sul testo base della relatrice Monica Cirinnà (Pd) che regolamenta le unioni civili ed è stato approvato giovedì in commissione Giustizia al Senato. Si rischia di fare una «forzatura ideologica» e  di «ridurre realtà oggettivamente diverse a una», con una equiparazione tra unioni civili e matrimoni che verrebbe realizzata «attraverso un uso improprio e ideologico dello strumento legislativo». «Grazie a Dio si dibatte – ha detto ancora Galantino – ma sarebbe opportuno interpellare le famiglie per recepire quello che la gente chiede e, con il massimo rispetto per i diritti di ognuno, evitare di mettere in secondo piano i diritti delle famiglie, padre, madre e figli».

                                                                                                                                        Giovanni Panettiere

                                                                                                                                       Twitter: panettiereg25

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