Il racket dei migranti, un tariffario anche per scappare dall’Italia
IL TARIFFARIO DEI TRAFFICANTI DI MORTE
Articolo pubblicato sul Qn (il Giorno, la Nazione, il Resto del Carlino), edizione del 21 aprile 2015
Giovanni Panettiere
SI OCCUPANO di tutto loro. Non c’è problema, basta pagare. In anticipo, visto che con il mare grosso non si sa mai... Migliaia di dollari agli scafisti per la traversata del deserto del Sahara, per salpare dalla Libia sulle carrette del mare alla volta della Sicilia, per fuggire dai centri di accoglienza e approdare in Nord Europa, la vera meta dei profughi africani. Quelli che riescono ad arrivarci, perché anche i trafficanti di carne umana sono sempre più consapevoli di ‘lavorare’ anche come becchini di un cimitero senza fine chiamato Mediterraneo.
ZUWARA e Zawiya. Sono questi i porti della Libia nei quali si accalcano nigeriani, malesi, liberiani, etiopi in cerca di una nuova vita in Francia, Germania, Svezia. Per attraversare il canale di Sicilia sborsano dai 1.000 ai 1.500 dollari. La domanda aumenta, i barconi sono sempre più fatiscenti e le organizzazioni criminali livellano i prezzi. Un anno fa per prendere il largo non si spendeva meno di 1.500 bigliettoni. Oggi ‘il buon cuore’ degli scafisti permette addirittura tariffe agevolate per i bambini.
I siriani non badano a spese pur di lasciarsi alle spalle gli orrori di Assad e dei tagliagole dell’Isis. Hanno più disponibilità economica e arrivano a pagare anche 2.500 dollari pur di accaparrarsi un posto migliore sui pescherecci. Vuoi mettere un viaggio all’aperto invece che sotto coperta, dove stai a contatto diretto con il motore della barca, in piedi, stipato come una sardina, con un tanfo insopportabile? Roba da terza classe... Gli scafisti di solito mettono a disposizione qualche genere di conforto per la traversata. Anche l’acqua e un tozzo di pane sono un optional da pagare. Così come il salvagente (200 dollari per avere qualche chance in più di sopravvivere al naufragio) e i thuraya, i telefoni satellitari che i criminali offrono generalmente ai siriani per comunicare con chi li attende sulla terra ferma o con i parenti rimasti a casa. Costo: trecento dollari.
NEL LASSO di tempo necessario ai trafficanti per preparare il viaggio – possono trascorrere anche dei mesi – i migranti vengono tenuti a centinaia rinchiusi dentro abitazioni di piccole dimensioni a Tripoli e dintorni. Bambini, donne e uomini con ancora negli occhi i disagi del passaggio del Sahara. Su jeep sgangherate o camion per il bestiame, dormendo all’addiaccio.
Il prezzo medio pagato dagli immigrati per raggiungere la Libia da Paesi come l’Etiopia, si aggira sui 5mila dollari, come ha ricostruito la Procura della Repubblica di Palermo che ieri ha sgominato una rete dedita all’organizzazione dei ‘viaggi della disperazione’. Ventiquattro extracomunitari senza scrupoli, che garantivano ai profughi persino la fuga dai centri di accoglienza di Mineo e Siculiana, in Sicilia, per 3-400 dollari. Una volta fuori dai ‘Cara’ gli immigrati venivano poi trasferiti al nord per quello che è l’ultimo passaggio intermedio verso la meta finale della loro via Crucis: l’Europa settentrionale. Anche qui ci pensava l’organizzazione... Bastano 1.500 dollari e anche Berlino può diventare realtà.
UN MILIONE di siriani – calcola il procuratore aggiunto di Palermo, Maurizio Scalia – sono in attesa di fuggire verso l’Europa. Chissà quanti coroneranno il loro sogno. L’importante è che saldino il conto in anticipo... Come minimo in totale se ne vanno 6mila dollari. In contanti, con Postepay, attraverso Western Union. Agli scafisti va bene tutto, pur di concludere affari con chi non ha più nulla da perdere.
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