Pacem in terris

Cambio vescovo a Bologna. Da Forte a Bregantini, ecco i preferiti dei preti

 

IL CAMBIO IN VIA ALTABELLA: DA FORTE A BREGANTINI, I PREFERITI DEI PRETI BOLOGNESI

Articolo pubblicato parzialmente sul Resto del Carlino, cronaca di Bologna, edizione del 7 maggio 2015

MARTINELLI, Cavina, Solmi. Ovvero, il vescovo ausiliare di Milano, cappuccino vicino a Cl, classe 1958, per una continuità più ‘bergogliana’ con il cardinale Caffarra; l’ordinario di Carpi, 60 anni, scuola diplomatica; il 59enne ministro della Famiglia dell’episcopato italiano, contrario alle nozze gay, ma in dialogo nella ‘sua’ Parma con gli omosessuali credenti. Sono loro, specie Solmi, i favoriti per la cattedra di San Petronio. Eppure nessuno di questi tre nomi è sulla bocca dei preti bolognesi. Altri sono i preferiti: Lambiasi (67 anni, vescovo di Rimini), un passato da assistente generale dell’Azione cattolica, il teologo liberal Forte (Chieti), nato nel 1949, e il ‘sociale’ arcivescovo di Campobasso, il sessantaseienne Bregantini.

A QUEST'ULTIMO pensa don Arrigo Chieregatti, da oltre trent’anni parroco a Pioppe Salvaro: «Bregantini mi sembra quello più in linea con papa Francesco, perché ha fatto le sue stesse esperienze pastorali. Per Bologna non credo sia più necessaria una continuità dottrinale, scritturistica e morale con gli ultimi vescovi. È stata utile, ma non è più urgente». Sulla stessa linea l’ex di Lotta Continua, fra Benito Fusco, che invoca «una figura pastorale e spirituale proveniente da una congregazione religiosa». A suo dire «lo stimmatino Bregantini è il vescovo giusto per resettare gli apparati di Curia, aprire i forzieri dopo il caso Faac e ‘uscire’ dai palazzi». Cambiando campo, non esprime preferenze il tradizionalista don Alfredo Morselli di San Giorgio in Piano: «Ho piena fiducia nel Papa e nel Soprannaturale».

DAL TEOLOGO Caffarra al teologo Forte è l’auspicio di don Gianluca Busi, parroco di San Leo di Sasso Marconi che ricorda come l’arcidiocesi «sia sempre stata culla di grandi pensatori». Certo è che l’arrivo dell’arcivescovo di Chieti sotto le Due Torri, dato in ascesa nelle ultime settimane, marcherebbe una significativa discontinuità con Caffarra. È stato Forte, in qualità di segretario speciale, a mettere nero su bianco il documento intermedio del Sinodo straordinario sulla famiglia, decisamente aperturista su gay e divorziati risposati.

DON Raffaele Buono, responsabile dell’ufficio di Curia per l’insegnamento della religione cattolica, non storcerebbe il naso davanti all'arrivo di Lambiasi sotto le Due Torri. L'urgenza, chiarisce, semmai è un'altra: «Esprimo sommessamente il desiderio che il prossimo arcivescovo non sia legato in specifico a nessuna associazione o movimento ecclesiale». Così ogni cristiano di Bologna «potrà sentirlo pienamente ‘suo’». Per la cronaca sono due i papabili legati a un movimento: Martinelli e Camisasca, attuale vescovo di Reggio Emilia, entrambi di Cl. Chi invoca l'arrivo di un vescovo-parroco, «che aiuti l'arcidocesi tutta ad affrontare tanti aspetti pastorali e diverse confusioni ideologiche, che, da alcuni tempi lontani e vicini, non fanno più camminare nell'unità la Chiesa bolognese», è don Enrico Petrucci (San Ruffillo). Lambiasi, Forte, e Bregantini, puntualizza, potrebbero essere le scelte migliori per una simile missione.«Ma prima dei nomi – avverte don Graziano Pasini, parroco della chiesa degli Angeli Custodi, favorevole a Lambiasi – ritengo sia inderogabile per la Chiesa di Bologna avere il coraggio di sapersi fermare per fare un autentico e vero discernimento pastorale, nei luoghi e con gli appositi organismi, con l’intento di individuare obiettivi pastorali concreti e condivisi». Chissà che il nuovo arcivescovo non ci pensi... Questa sì che sarebbe una vera novità.

Giovanni Panettiere

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