Pacem in terris

Il biblista Stefani e l’enciclica green: ‘Accenti no global, ma senza una vera alternativa’

 

 UN'ENCICLICA dagli accenti no-global nell'accusa sferzante del capitalismo, ma che <non offre linee economiche alternative>, privilegiando invece <un afflato paternalistico> e lasciando sullo sfondo la Bibbia come fonte di <speranza in questo mondo in cui Dio manifesta la sua misericordia>. Così il biblista Piero Stefani, autore insieme con altri studiosi - fra questi anche l'arcivescovo Bruno Forte - di una lettura commentata della Laudato sì (edizioni La Scuola), sintetizza il documento green del Papa presentato oggi in Vaticano.
Professore, la Laudato sì sembra quasi più un manifesto politico che un'enciclica, non trova?
<Dipende che cosa s'intende per politico. Indubbiamente il Papa muove una denuncia forte degli squilibri ambientali e individua una connessione inscindibile tra la crisi dell'ecosistema e quella sociale. Per lui non esistono due fenomeni separati, ma un'unica emergenza socio-ambientale al punto che, per esempio, non si può risolvere il dramma dell'immigrazione senza mettere mano al surriscaldamento del pianeta e viceversa. Sono i più poveri, a detta di Francesco, a subire le maggiori conseguenze dei disastri ambientali>.
Secondo il Papa gli ultimi sono anche soggetti di un possibile mutamento politico?
<No, non sono presentati come protagonisti attivi della 'conversione ecologica integrale' da lui invocata. Non c'è Teologia della liberazione nell'enciclica... Basti pensare che non si allude mai a una ridistribuzione relativa alla proporietà terriera. Piuttosto quello di Bergoglio è un afflato paternalistico che mira a risvegliare la responsabilità personale dei singoli, ricchi o poveri che siano>.
A tratti Francesco sembra un no global, con i suoi affondi sul <mercato divinizzato>, <la dittatura della finanza> e <le banche da salvare ad ogni costo, facendo pagare il prezzo alla popolazione>.
<Queste sono le formulazioni predilette dal Papa, già impiegate più volte in precedenza. Su Bergoglio incide ancora molto il ricordo della grande crisi finanziaria argentina di qualche anno fa. La questione è
che una denuncia dei meccanismi economico-finanziari diviene tanto più efficace quanto più è in grado di indicare linee alternative. Ma su quest'ultimo fronte Francesco ha poche carte a giocare>.
In che senso?
<Oltre alla critica del sistema capitalistico imperante, il Papa non offre delle linee specifiche alternative. Chissà forse non è neanche questo il suo compito...>.
Nell'economia dell'enciclica colpisce lo scarso spazio lasciato da Bergoglio a ai riferimenti biblici a monte del suo ragionamento.
<Il motivo ispiratore del documento non è biblico. Tant'è che Bergoglio stesso si è sentito in dovere di motivare il perché cita le Sacre scritture. La sua scelta di un nome inedito come Francesco è stata da lui stesso spiegata alla luce di tre motivazioni: povertà, pace, creato. Dei primi due argomenti il Papa aveva già parlato a lungo, gli rimaneva di argomentare sul terzo punto>.
Le citazioni sacre comunque non sono apocalittiche, si predilige la speranza.
<In Laudati sì non vi è alcun richiamo alle tante pagine bibliche incentrate sulle catastrofi che incombono su questo mondo. Visioni che nel passato e nel presente hanno alimentato angosce, ma anche speranze
rivolte a un mondo radicalmente nuovo rispetto all'attuale. La speranza di cui parla il Papa è per questo mondo nel quale Dio già riversa i doni della sua misericordia>

Giovanni Panettiere

Twitter: panettiereg25

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