Pacem in terris

Il primo Papa a casa dei valdesi: ‘Perdonateci per i nostri crimini’

L'abbraccio di Francesco con il moderatore valdese

Il primo Papa a casa dei valdesi: 'Perdonateci per i nostri crimini'

Articolo pubblicato su Qn (il Giorno, la Nazione, il Resto del Carlino), edizione del 23 giugno 2015

L’EMOZIONE per il pranzo con il parente illustre diventato Papa alla fine le ha giocato un brutto scherzo. «Sono dovuta andare via prima. Ho avuto come una crisi di panico non appena l’ho visto...», quasi si vergogna a raccontarlo Giuseppina Ravedone, vedova di Francesco Martinengo, cugino di Bergoglio, lei uno dei trenta familiari che era a tavola col Pontefice. Argentino di nascita ma dal sangue piemontese.

QUELLA di ieri per il vescovo di Roma è stata la seconda e ultima giornata sotto la Mole. Tra ricordi, famiglia e appuntamenti con la Storia, con la S maiuscola. Dopo la visita, la prima per un Papa, in un tempio valdese, a metà mattinata Francesco a bordo di un Doblò Fiat si è diretto in arcivescovado. Qui l’attendevano per abbracciarlo sei cugini con le loro famiglie, giunti da Portacomaro Stazione, la minuscola frazione di Asti che nel 1884 diede i natali al nonno paterno del Papa, Giovanni Bergoglio. Con loro ‘Giorgio’, così come i parenti continuano a chiamarlo, ha celebrato messa e pranzato. Lingua in salmì, maionese, insalata di polpo alla gallega, grignolino e barbera come vini, questo il menù di un ‘ritorno a casa’ vissuto nella massima riservatezza. La piccola folla, assiepata davanti all’arcivescovado per vedere Francesco, si è dovuta accontentare di un breve momento in cui il portone dell’edificio si è aperto e lui, che passeggiava nel cortile insieme con alcuni parenti, si è voltato per un rapido cenno di saluto con la mano.

«È STATO un incontro bellissimo – ha raccontato la signora Isa, cugina di secondo grado del Pontefice –. Ci siamo parlati con gli occhi. Il momento più bello è stato quando ci siamo visti. Francesco ha allargato le braccia e ci ha stretto, avesse potuto ci avrebbe presi tutti sotto la sua ala. Sinceramente l’ho trovato un po’ stanco e gli ho detto di 'prenderla un po’ più bassa’». Per il Papa nessun regalo personale – «Ogni volta che gli chiediamo di che cosa ha bisogno ci risponde ‘niente’, fanno coro i Bergoglio –, ma delle ‘buste’ per i suoi interventi a favore degli ultimi. Come i dieci rifugiati – camerunensi, ghanesi e sudanesi – che Francesco ha voluto incontrare prima di lasciare l’arcivescovado per far rientro in Vaticano. «Le sue parole sono state ossigeno per noi», non ha trattenuto le lacrime uno dei profughi.

L’ORA con la Storia era scoccata poco prima delle nove. Con un certo anticipo, come è solito fare nelle occasioni che più gli premono, il Pontefice ha varcato il portone del tempio valdese. Mai alcun predecessore aveva osato tanto nei confronti di una delle comunità della galassia riformata, sorta per la verità nel XII secolo e scomunicata dal Concilio di Verona nel lontano 1184. Il resto sono stati secoli di persecuzioni, condotte dal potere temporale ‘ispirato’ da Roma.

SU QUEL SANGUE Bergoglio ha voluto pronunciare un mea culpa equiparabile per portata a quello di Wojtyla sulle crociate: «Da parte della Chiesa cattolica – ha scandito – vi chiedo perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi». Certo, le differenze con i valdesi «su questioni etiche ed antropologiche importanti non mancano» ma queste «non ci impediscano di trovare forme di collaborazione», perché «noi tutti aneliamo all’unità», ha precisato il Papa che vuole stringere sulla ricomposizione delle fratture tra i cristiani, in primis con gli ortodossi. «La storia non si cancella, ma ci sono parole che a un certo punto bisogna dire e il Papa ha avuto il coraggio di pronunciarle», ha riconosciuto il moderatore della Tavola valdese, Eugenio Bernardini che nell’abbracciare Bergoglio gli ha ricordato come «noi non siamo una Chiesa a metà». Fraternità e franchezza per un cammino ecumenico che da ieri si è rimesso in moto.

Giovanni Panettiere

Twitter: panettiereg25

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