Pacem in terris

Migranti a Crema, l’indifferenza è cattolica

ISLAMICI, tagliagole assetati di sangue, migranti a Lampedusa, portatori di Ebola in libera uscita. Si scompaginano le carte, si fomenta la paura e i risultati sono a dir poco sconcertanti. Imbarazzanti, se in mezzo finiscono cinque profughi, un ex convento, un pugno di genitori di una scuola diocesana e il vescovo di Crema.

MONSIGNOR Oscar Cantoni, questo il nome del presule, ce l’aveva messa tutta per venire incontro alla Prefettura che chiedeva uno stabile in grado di ospitare alcuni immigrati. Di concerto con la Caritas, il vescovo aveva individuato un ex convento adiacente a una scuola diocesana dell’infanzia. Due corpose porte blindate avrebbero diviso gli ambienti: da una parte, i piccoli alunni, dall'altra, i cinque profughi.  Nessun contatto, nessuna interferenza.

TUTTO inutile. Quella garanzia è stata ritenuta insufficiente da un manipolo di genitori dei bambini che ha inscenato una vigorosa protesta davanti alla Curia di Crema, costringendo il vescovo a ingranare la retromarcia. Non senza qualche recriminazione. «È stato un episodio increscioso – ha spiegato monsignor Cantoni –, ma, vista l’impossibilità di ogni dialogo e confronto con le famiglie, ho rinunciato a dare il via all’iniziativa per difendere l’unità della Chiesa che è il bene più grande. Ho preferito trovare altre possibili soluzioni, anche se non è facile, vista l’urgenza che richiede soluzioni immediate».

QUANTI si riempiono la bocca sulla riconversione di monasteri e conventi dismessi. Potrebbero essere utilizzati per ospitare chi ha bisogno invece di essere abbandonati a se stessi, tuonano da più parti i laici di casa nostra. Un vescovo ci pensa, verifica con l'Asl l'agibilità di una struttura, annuncia il progetto di accoglienza e chi si mette di traverso? Una parte di quel popolo delle parrocchie che non si perde una messa e per i propri figli, per esigenza o meno, sceglie una scuola cattolica doc.

SVEZZATI a dovere dal catechismo sui valori non negoziabili, certi fedeli non cedono di un millimetro su omosessualità, aborto ed eutanasia anche a costo di risultare insensibili alle storie di coppie gay unite da decenni, di donne gravide dopo uno stupro, di pazienti in stato vegetativo permamente. Sono gli stessi cattolici che poi faticano a declinare evangelicamente il loro rapporto con i migranti. Capita quando le generalizzazioni prendono il sopravvento e la verità divorzia dalla misericordia. Ecco perché allora ci sentiamo di scrivere: lunga, lunga vita a papa Francesco.

Giovanni Panettiere

Twitter: panettiereg25

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