Pacem in terris

L’arcivescovo Marx, il ribelle che vuole l’ostia per i divorziati risposati

L'ARCIVESCOVO MARX, IL RIBELLE CHE VUOLE L'OSTIA PER I DIVORZIATI RISPOSATI

Articolo pubblicato sul Qn (il Giorno, la Nazione, il Resto del Carlino), edizione del 6 ottobre 2015

SE NON MARX, chi può tentarla la rivoluzione nella Chiesa? Il destino è nel cognome di questo cardinale bavarese, sessantaduenne, rotondetto e dalla battuta pronta, che al Sinodo guiderà il manipolo dei progressisti. Neanche a farlo apposta nel 2009 Reinhard Marx lo scrisse davvero il suo ‘Capitale’. Sottotitolo, ‘una critica cristiana alle ragioni di mercato’. Un bergogliano ante litteram che, inserito dal Papa nel gruppo ristretto dei suoi nove consiglieri, svolta dal sociale alla morale familiare, invocando la comunione per i divorziati risposati, almeno in alcuni casi, e una Chiesa più accogliente per le coppie gay e i conviventi.
Qualche tempo fa, da presidente dei vescovi tedeschi, ha incendiato il dibattito, con una delle sue frasi a effetto: «Non siamo una filiale di Roma e non sarà un Sinodo a dirci che cosa fare in Germania». Sinodo o non Sinodo, la Chiesa teutonica passerà il Rubicone, con conseguenze imprevedibili. In assemblea Marx può contare sul sostegno degli altri delegati tedeschi, su francesi e svizzeri – ad agosto si sono riuniti insieme alla Gregoriana per un vertice top secret –, oltre agli austriaci, agli inglesi e ai belgi, che, a sorpresa, come rappresentante, al posto del loro capo, il conservatore Leonard, hanno indicato monsignor Johan Bonny.
Lui, il vescovo di Anversa che chiede la liberalizzazione della pillola e la benedizione delle coppie gay.

LA DESTRA cristiana non sta certo a guardare. «I vescovi africani parleranno con una voce sola», fanno sapere i padri sinodali del Continente nero. La famiglia tradizionale non si tocca, ha messo in chiaro più volte il cardinale sudafricano Wilfrid Napier, un frate minore patito di Twitter. Eppure, dal Ghana all’Algeria passando per l’Etiopia, si aprono le prime crepe... Più compatto il blocco statunitense che, a parte il presidente moderato Joseph Kurtz, schiera tre presuli pro-life, fedelissimi alla dottrina. Anche l’Italia non è da meno, in un crescendo conservatore (Enrico Solmi, Angelo Bagnasco, Angelo Scola). Unica eccezione monsignor Franco Brambilla, a suo tempo pupillo del cardinale Carlo Maria Martini.

NUMERI alla mano, su 270 membri del Sinodo, i liberal si fermano a una cinquantina di partecipanti. Il resto sono conservatori, ma soprattutto moderati, arbitri dell’assemblea. Il Papa ha scelto personalmente 45 delegati, per lo più sensibili al cambiamento. Tra questi il paladino dei progressisti Walter Kasper e i porporati Godfried Danneels, Dionigi Tettamanzi e Christoph Schonborn, oltre al suo pupillo: l’arcivescovo di Chicago, Blaise Cupich. L’indicazione è un indizio ulteriore dell’orientamento del Pontefice. Ma d’altronde, se non è rivoluzionaria la misericordia, che altro lo è?

Giovanni Panettiere

Twitter: panettiereg25

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