Pacem in terris

Scandali nella Chiesa, l’analisi del cardinale Coccopalmerio

<IL PAPA è un pastore sempre molto preoccupato dal fatto che le persone abbiano o possano avere un impatto negativo da avvenimenti o notizie riguardanti la Chiesa e i suoi sacerdoti. La richiesta di perdono del Pontefice è un segno della sua premura pastorale>. A dirlo è il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi, che ci riceve in clergyman nella pausa pranzo dei lavori del Sinodo, al quarto piano del dicastero vaticano. Sui giornali è ancora alto l'eco delle scuse del Papa per gli scandali di questi giorni che hanno coinvolto il clero romano, da ultimo la vicenda di un presunto giro di prostituzione omosessuale, con religiosi dell'ordine dei carmelitani nei panni dei clienti.
Eminenza, Bergoglio ha fatto bene a chiedere perdono?
<Il Papa, di fronte a queste notizie che devono essere comunque acclarate nella loro veridicità, vuole venire incontro ai fedeli che ricevono questo tipo di informazioni. Quello di Francesco è un intervento per rassicurare e dare forza alla vita cristiana dei suoi fratelli>.
Per non farsi mancare nulla, il Sinodo è stato scosso anche dalla vicenda della lettera di una decina di cardinali conservatori al Pontefice, preoccupati per una svolta liberal in assemblea. Che idea si è fatto dell'accaduto?
<Innanzitutto ci tengo a precisare che negli ultimi giorni di dibattito nessuno ha menzionato più questo episodio. Resta comunque una notizia molto imprecisa che è stata data e poi smentita, almeno nei contenuti della missiva stessa. Ipotetici firmatari hanno escluso il loro coinvolgimento. Detto ciò, sono convinto che la via migliore per far conoscere il proprio pensiero al Papa sia quella di avvicinarlo e di parlargli personalmente, anche perché lui è molto spesso in mezzo a noi ed è sempre disponibile ad ascoltare anche osservazioni critiche.mTuttavia, nel caso questa lettera effettivamente ci fosse, sarebbe stato molto scorretto, ancora una volta, aver violato la privacy e il sacrosanto diritto alla riservatezza>.
Al Sinodo siete nel pieno dell'ultima settimana, quella decisiva, in cui state affrontando temi caldi come la comunione ai divorziati risposati e l'omosessualità. Che clima si respira in aula?
<Sono positivamente impressionato dalla fraternità e dell'amicizia che emerge nei rapporti tra di noi. Ciascuno esprime le sue visioni particolari, che possano anche essere contrarie a quelle di un altro, ma, da una parte, c'è, come ci ha raccomandato il Pontefice, sincerità e spontaneità, dall'altra osservo un ascolto interessato all'opinione diversa dalla propria. Il nostro è un normale confronto come avviene fra studiosi desiderosi di conoscere un pensiero anche diverso dal proprio>.
Alla fine del Sinodo straordinario dello scorso anno, lei si dichiarò perplesso per le conclusioni particolarmente prudenti sulle coppie omosessuali. Quest'anno si attende maggiore coraggio?
<Il Sinodo ribadisce, e non può che ribadire, la sua dottrina sull'omosessualità, cioè che questo è un modo di vivere contrario alla morale cristiana. Allo stesso tempo, però, i vescovi stanno riesprimendo la posizione nota della Chiesa riguardo l'accoglienza e il dialogo con i gay e le lesbiche>.
La partita sulla comunione ai divorziati risposati è ancora aperta oppure per l'ostia agli irregolari non c'è possibilità alcuna?
<Le due possibili soluzioni, non concessione o concessione dell'eucarestia, in determinate circostanze, evidenziate al Sinodo straordinario, sono oggetto del nostro attuale approfondimento. Siamo ancora a poco più della metà del Sinodo, ogni ipotesi è possibile. La partita non è chiusa>.

Giovanni Panettiere

Twitter: panettiereg25

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