Pacem in terris

Devolution e divorziati risposati, la parola al cardinale Nichols

DEVOLUTION NELLA CHIESA, L'ARCIVESCOVO DI LONDRA FRENA:  <SERVE UNA LINEA UNICA>

Articolo pubblicato sul Qn (il Giorno, la Nazione, il Resto del Carlino), edizione del 18 ottobre 2015

Giovanni Panettiere

ROMA
CARDINALE Vincent Nichols, cosa ne pensa del rafforzamento dei poteri dei vescovi locali, così come auspicato dal Papa?
«Il decentramento – spiega l’arcivescovo di Westminster e primate d’Inghilterra – è solo un passaggio dell’intervento del Pontefice... Lui ha richiamato la Chiesa alla sinodalità, al camminare insieme, vescovi, preti e laici, per risolvere i problemi della vita ecclesiale, cum Petro sub Petro. Poi c’è un passaggio in cui auspica un ruolo più profondo per i vescovi diocesani. Resta ancora da capire se intende un rafforzamento delle conferenze episcopali continentali o nazionali. Questo, non è ancora chiaro».
Il decentramento può essere una soluzione per il nodo dell’ostia ai divorziati risposati?
«Credo che sia difficile da realizzare. Come Chiesa non possiamo avere pratiche diverse da Paese a Paese».
Che rischi teme?
«Così si finisce per avere molte persone che dalla Polonia vanno in Germania, per esempio, solo per ricevere l’eucarestia. Non funziona in questo modo... Sulla disciplina e sull’applicazione delle regole dobbiamo stare uniti».
Se anche un porporato dall’impronta più liberal come Nichols tira il freno, allora la via del decentramento per aprire una breccia nella disciplina canonica, che attualmente vieta l’ostia agli irregolari, si fa davvero in salita, nonostante diversi padri sinodali ammettano che sia l’unica strada percorribile per conciliare i falchi africani e i novatores dell’Europa centrale, che si stanno dando battaglia al Sinodo.
Eminenza, ci sarà misericordia per i divorziati risposati o, nonostante l’assemblea sulla famiglia, per loro non cambierà nulla?
«Quello che posso dire adesso è che la prima azione della misericordia è quella di ascoltare con il cuore tutti. Dobbiamo ascoltare chiunque, ma soprattutto quelli che soffrono. Incominciamo da lì».
Le è piaciuta la relazione al Sinodo del circolo minore tedesco, che esorta ad applicare i principi della Chiesa, «con intelligenza e saggezza» nel rispetto «delle singole situazioni spesso complesse»?
«Certamente è un buon lavoro, è un testo ben fatto. Chiama in causa un fondamentale della teologia pratica su cui come Chiesa dobbiamo procedere uniti. Questo è un criterio molto importante».

Twitter: panettiereg25

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