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Bergoglio e gli agguati dei vescovi: ‘Al Sinodo dibattito viziato dall’ostilità’

BERGOGLIO E GLI AGGUATI DEI VESCOVI: <DIBATTITO VIZIATO DALL'OSTILITA'>

Articolo pubblicato sul Qn (il Giorno, la Nazione, il Resto del Carlino), edizione del 25 novembre 2015

Giovanni  Panettiere

QUELLA FRANCHEZZA, che ha preteso dai vescovi riuniti in assemblea, alla fine l’ha esibita lui stesso. Con piglio severo, nel discorso di chiusura del Sinodo, papa Francesco ha denunciato «i metodi non del tutto benevoli» usati da certi prelati per esprimere le proprie opinioni durante le tre settimane di dibattito sulle sfide della famiglia. L’assise ha «cercato di aprire gli orizzonti per superare ogni ermeneutica cospirativa», per dirla con le parole del Papa, ma evidentemente non tutto è filato liscio. Il riferimento alla lettera dei tredici cardinali conservatori, in cui si denunciava il rischio di un Sinodo pilotato dai liberal, non è esplicito nell’intervento di Bergoglio, anche se restano pochi dubbi sulla sua reale interpretazione. Soprattutto per l’espressione ‘ermeneutica cospirativa’ che Francesco ha rispolverato dopo averla utilizzata, nel pieno dell’assise, per replicare proprio al manipolo di porporati guidati dall’australiano Pell. «Nel cammino di questo Sinodo – ha scandito il Pontefice davanti ai 270 padri sinodali – le opinioni diverse che si sono espresse liberamente, e purtroppo talvolta con metodi non del tutto benevoli, hanno certamente arricchito e animato il dialogo, offrendo un’immagine viva di una Chiesa che non usa ‘moduli preconfezionati’, ma che attinge dalla fonte inesauribile della sua fede acqua viva per dissetare i cuori inariditi».

IL PRIMO dovere della Chiesa, ha ribadito Francesco, «non è quello di distribuire condanne o anatemi». Bisogna «proclamare la misericordia di Dio, chiamare alla conversione, condurre tutti gli uomini alla salvezza del Signore». La via è nota, le coordinate del pontificato sono segnate dal primo giorno in cui il gesuita si è insediato in Vaticano. O meglio a Santa Marta... Eppure i vescovi fanno fatica a seguire il passo veloce della ‘rivoluzione della tenerezza’. Lo si è visto, lo ha capito una volta di più il Papa, con il voto sulla relazione finale del Sinodo. Un momento cruciale, da brivido, visto che la riforma chiave – quella dell’ostia ai divorziati risposati – è passata grazie appena a un voto in più della soglia canonica dei due terzi.

OTTANTA padri sinodali hanno detto no, in nome della salvaguardia dell’ortodossia. Con loro deve confrontarsi Bergoglio. A questi si è rivolto, con la dolcezza dello stile e la fermezza dei contenuti: «I veri difensori della dottrina non sono quelli che difendono la lettera ma lo spirito; non le idee ma l’uomo; non le formule ma la gratuità dell’amore di Dio e del suo perdono». Ciò non significa, ha rassicurato, «diminuire l’importanza delle formule, delle leggi e dei comandamenti divini, ma esaltare la grandezza del vero Dio». Quello che «non ci tratta secondo i nostri meriti e nemmeno secondo le nostre opere, ma unicamente secondo la generosità illimitata della sua misericordia». Alla fine una standing ovation ha suggellato il discorso del Papa. Ma, al di là delle apparenze, degli applausi cova l’opposizione. Sconfitta solo per un soffio al Sinodo, in una battaglia senza sconti. Decisiva per il futuro del successore

Twitter: panettiereg25

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