Pacem in terris

Il Tango vaticano di Scaramuzzi

LA RIVOLUZIONE DI FRANCESCO, RITORNO AI VALORI DEL CONCILIO
Articolo pubblicato sul Qn (il Giorno, la Nazione, il Resto del Carlino), edizione del 7 novembre 2015
CAPITO' anche a Sant'Ignazio di essere definito <un lupo protestante travestito da pecora cattolica>. Figurarsi se, a distanza di quattro secoli, la stessa accusa, in una forma meno bucolica, non potesse colpire il discepolo più in vista del fondatore della Compagnia di Gesù. Quel Jorge Mario Bergoglio primo Pontefice gesuita della storia e bestia nera dei tradizionalisti, un tempo papisti a oltranza e oggi nell'attesa febbrile che passi in fretta 'a nuttata.
D'ALTRONDE Francesco la Chiesa la scompagina, fa casino, per usare un'espressione da lui sdoganata durante l'ultima Giornata mondiale della Gioventù. Il vescovo di Roma diserta gli appartamenti pontifici, lascia vuota la sedia rinascimentale in un concerto in suo onore, innesca e porta a termine due sinodi sulla famiglia che, per la prima volta, con un doppio questionario planetario, coinvolgono direttamente mogli, mariti e figli. Dà la caccia ai preti pedofili, li incarcera anche se sono arcivescovi di punta. Avvia la riforma della Curia romana, compresi i dicasteri economici, facendosi largo tra monsignori allergici alla trasparenza e che si considerano legibus soluti. Per non parlare poi degli incontri proprio con i protestanti, voluti a ogni costo da Bergoglio - la visita al suo amico pastore pentecostale, ad esempio -, e culminati, altro unicum per un Pontefice, col suo ingresso in un tempio valdese.
CE N'E' abbastanza per gridare al Papa riformato... Sempre che si voglia restare sul superficiale, come spiega con equilibrio e puntuali riferimenti, il giornalista Iacopo Scaramuzzi nel suo Tango vaticano (Edizioni dell'asino, 170 pagine). Francesco è un riformista, non un riformato, argomenta l'ex vaticanista di Qn. In questo l'argentino è profondamente gesuita, perché, se è vero che l'ordine, nato ai tempi del Concilio di Trento, continua a essere incasellato alla voce 'controriforma', quella di Ignazio di Loyola e dei suoi confratelli è stata un'opera di riforma vera e propria. Creativa e testardamente interna alla Chiesa.
IN QUESTO solco si inserisce e si coglie l'azione di Bergoglio, pastore, certamente di periferia, ma, non dimentichiamolo, dalla salda dottrina. Lui, che non giudica i gay, ma si dice in linea con l'insegnamento ecclesiale, che considera l'omosessualità <oggettivamente disordinata>; lui che invoca un ruolo maggiore per la donna nella Chiesa, ma ribadisce il no al sacerdozio femminile. Piuttosto che un liberal, Francesco, spiega e convince Scaramuzzi, è un figlio radicale del Vaticano II. Collegialità, popolo di Dio, dialogo, misericordia, attenzione alla persona: sono queste le coordinate dell'ultimo Concilio e della 'rivoluzione della tenerezza' promossa dal Papa che non si stanca di richiamare la Chiesa all'uscita, alla missione, in un cammino all'insegna di un'inedita e perenne sinodalità.
ANCHE il pontificato di Wojtyla s'ispirava al Vaticano II, ma solo per le materie ad extra come testimoniano i cordiali rapporti interreligiosi. Bergoglio osa guardare anche i nodi all'interno del gregge cattolico, ben consapevole delle resistenze intestine. <Credo che ci sia il rischio - confida Scaramuzzi - che questo pontificato rimanga un'esperienza luminosa, almeno per alcuni o per molti, nella storia della Chiesa, senza un seguito>. Non è un caso forse che i corvi abbiano ripreso a volare sopra il Cupolone. Questo Papa, che al posto delle grandi questioni di bioetica mette al centro i volti concretissimi dei migranti e dei carcerati, fino a invocare 'un'ecologia integrale', fa paura. Specie ai zelanti in talare nera che giurano di volerlo sostenere. E, invece, puntano a depotenziarlo, una velina dopo l'altra.

Giovanni Panettiere

Twitter: panettiereg25

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