Pacem in terris

Vivere fuori dal palazzo vescovile, solo Zuppi segue il Papa

CI SONO voluti due anni e mezzo, perché anche nel nostro Paese un vescovo seguisse l’esempio del Papa. Sulla scorta di Francesco, che ha deciso di lasciare vuote le stanze pontificie per vivere in un appartamentino nel 'condominio’ Santa Marta - 50 metri quadri contro i 350 dell'attico dell'ex segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone -, il nuovo arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi, ha scelto di disertare il palazzo episcopale. Pur mantenendo l’ufficio in Curia, il presule, che s'insedierà ufficialmente il 12 dicembre, risiederà alla Casa del clero, dove condividerà i pasti con i preti in pensione.

PER IL MOMENTO Zuppi non ha spiegato le ragioni della sua decisione che, nella storia moderna della Chiesa di Bologna, non ha precedenti. Evidentemente su di lui avrà influito, e non poco, l’esempio del Papa di cui, fino a qualche settimana fa, è stato vescovo ausiliare. E di cui è arcinota la libertà rispetto a precisi settori della Santa Sede. Nel palazzo vescovile di via Altabella resterà così solo l’ausiliare emerito, monsignor Ernesto Vecchi, ancora seguitissimo negli uffici di Curia.

NEL SUO PRIMO messaggio alla città Zuppi aveva scritto di «voler guardare il mondo e ogni uomo ancora con quella simpatia immensa, volendo la Chiesa di tutti, proprio di tutti, ma sempre particolarmente dei poveri». Con questa sua ultima scelta, il nuovo arcivescovo conferma uno stile sobrio e prossimo alla gente comune, ben evidente, tra l'altro, nel programma di appuntamenti del giorno del suo insediamento. Fra un paio di settimane Zuppi visiterà i piccoli pazienti oncologici dell’ospedale Sant’Orsola, sosterà davanti alla lapide dei caduti della strage di Bologna e pranzerà con gli immigrati. La Chiesa di tutti, particolarmente dei poveri. E non solo a parole.

Giovanni Panettiere

Twitter: @panettiereg25

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