Pacem in terris

Il Vaticano riconosce lo Stato di Palestina, rabbia d’Israele

IL VATICANO: ORA LA PALESTINA È UNO STATO

Articolo pubblicato sul Qn (il Giorno, la Nazione, il Resto del Carlino), edizione del 3 gennaio 2016

Giovanni Panettiere

CITTÀ DEL VATICANO

IL VATICANO riconosce ufficialmente lo Stato di Palestina e manda su tutte le furie Israele. Dopo la firma il 26 giugno scorso e le rispettive ratifiche, da ieri è in vigore l’Accordo tra la Santa Sede e lo Stato di Palestina che disciplina aspetti essenziali della vita e dell’attività della Chiesa in Terrasanta, dalla tutela dei luoghi sacri alla libertà nella missione educativa e caritativa. L’intesa arriva a sedici anni di distanza dalla sottoscrizione del trattato base, siglato allora dal Vaticano e dall’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), e rappresenta il primo documento d’Oltretevere in cui appare l’espressione ‘Stato di Palestina’. Una svolta linguistica che, aveva sottolineato a giugno il ministro degli Esteri della Santa Sede, monsignor Paul Richard Gallagher, vuole essere «segno del cammino compiuto dall’Autorità Palestinese negli ultimi anni» e soprattutto del riconoscimento nel 2012 della stessa, da parte delle Nazioni Unite, quale Stato osservatore non membro al Palazzo di Vetro.

COMPOSTO da trentadue articoli, il nuovo concordato nel suo preambolo esprime «l’auspicio per una soluzione del conflitto tra israeliani e palestinesi nell’ambito della soluzione a due Stati». A ridosso della firma, il capo della delegazione vaticana, monsignor Antoine Camilleri, sottosegretario per i Rapporti con gli Stati, si augurò che «l’accordo raggiunto potesse in qualche modo aiutare i palestinesi nel vedere stabilito e riconosciuto uno Stato della Palestina indipendente che viva in pace e sicurezza con Israele e i suoi vicini».

NELL’ATTESA di ulteriori reazioni, restano validi i malumori – mai sopiti – espressi da Israele all’indomani della sigla dell’intesa. In quell’occasione Gerusalemme aveva espresso un sentito «rincrescimento» per un patto che «danneggia le prospettive per un progresso dei negoziati di pace». Per il governo israeliano l’accordo «mina gli sforzi internazionali per convincere l’Anp a tornare ai negoziati diretti con Israele» che, è la linea, «non può accettare le decisioni unilaterali contenute nell’accordo». Tra i prossimi passi potrebbe esserci anche l’apertura in Vaticano di un’ambasciata dello Stato di Palestina. Difficile che Gerusalemme chiuda gli occhi.

Twitter: @panettiereg25

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