Pacem in terris

Molestie sulle donne a Colonia, l’incubo e la doccia gelata sui profughi onesti

QUELL'INCUBO di Capodanno, raccontato in ritardo dai mass media di mezzo mondo, l’hanno vissuto sulla propria pelle. In presa diretta, in una stazione di Colonia ridotta «a mercato del bestiame», con orde di profughi ubriachi fradici, gli ormoni a mille e «le mani dappertutto, sul sedere, tra le gambe sotto la gonna» delle loro prede. Alcune delle ragazze molestate sono state palpeggiate a ripetizione, «anche cento volte in un’ora», altre denudate. Traumi psicologi e cicatrici vere e proprie. C'è questo e altro nelle interviste della tv tedesca Ntv ad alcune delle vittime di San Silvestro.
LE VOCI rotte dall'emozione, come quella di una diciottenne che preferisce non farsi inquadrare dalle telecamere: «Ho ancora paura, sono terrorizzata. All’improvviso questi uomini hanno iniziato ad accerchiare le donne. Ci toccavano dappertutto. Con un’amica, ho provato a uscire dalla folla, c’erano centinaia di arabi. Appena qualche passo e uno di loro mi ha sfilato la borsetta». «Per fortuna indossavo i pantaloni, se avessi avuto una gonna me l’avrebbero strappata – le fa eco Katia, 28 anni –. Era terribile, urlavamo, sgomitavamo, ma loro non la smettevano». A Evelin, studentessa di 24 anni, è andata anche peggio. «Ero seduta su una panchina davanti al duomo – racconta alla Bild –, volevo ammirare i fuochi d’artificio. A un certo punto mi sono sentita toccare, mi sono girata immediatamente e vedevo intorno a me decine di facce eccitate. Parlavano solo arabo e dicevano in continuazione: ‘Hey, baby’». Un’altra giovane a Euronews mostra la spalla sinistra tumefatta. «Ho sentito un rumore nel cappuccio del mio cappotto - dice, gli occhi spalancati per lo spavento –. Ho cercato di tirare fuori il petardo che  mi avevano infilato dentro, ma è caduto all'interno della giacca e ha preso fuoco».
A COLONIA più che la notte di Capodanno sembrava la Notte del giudizio del regista James De Monaco in cui tutto è lecito, ogni reato impunito. «Quella gente si sentiva libera di compiere qualsiasi abuso sulle ragazze», sbotta Busra, anche lei tra le prede del branco. Evelin e le altre hanno cercato aiuto, «siamo corse verso le auto della polizia, ma erano vuote. Gli agenti erano così impegnati da non poterci aiutare. Subito ci si siamo accorte che dovevamo arrangiarci da sole». In Germania lo chiamano Rechtsstaat, Stato di diritto. Un’invenzione della dottrina giuridica tedesca. Sacrosanta, eppure bellamente passata in cavalleria dalle autorità teutoniche la notte di Capodanno. A pagare il prezzo più alto della 'svista' è stato il corpo violato delle donne molestate. Ma anche i rifugiati onesti hanno il loro credito di dignità da riscuotere da una manica d'incivili.

Giovanni Panettiere

Twitter: @panettiereg25

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