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L’arcivescovo Bregantini al Family Day: l’Italia è qui, il Governo ci ascolti

IL VESCOVO ROSSO AL FAMILY DAY: L'ITALIA E' QUI, IL GOVERNO CI ASCOLTI
Articolo pubblicato sul Qn (il Giorno, la Nazione, il Resto del Carlino), edizione del  31 gennaio 2016
«UN EVENTO straordinario, una folla traboccante. Renzi deve ascoltarci, non può ignorare l’Italia». L’entusiasmo è a mille per l’arcivescovo di Campobasso, Giancarlo Maria Bregantini, mentre lascia a fatica il Circo Massimo gremito dal popolo del Family Day. Alla vigilia, a sorpresa, il ‘vescovo rosso’ – così chiamato per la sua proverbiale sensibilità sociale e la partecipazione alle battaglie dei lavoratori – era stato l’unico esponente della Conferenza episcopale italiana a dare la propria adesione alla manifestazione. Sveglia all’alba, zainetto in spalla e poi in pullman, con oltre un centinaio di fedeli della diocesi per dire sì alla famiglia naturale: Bregantini ha mantenuto la parola.
Eccellenza, dalle piazze con i caschetti a un’iniziativa di tutt’altro segno. Un po’di disagio?
«Assolutamente no, il Family Day è stata una manifestazione politica, ma non di destra o di sinistra. Abbiamo difeso dei valori come si fa nelle lotte operaie, sollevando una questione antropologica: non ci può essere una libertà estrema, una libertà senza verità, innanzitutto nella famiglia e poi nel lavoro, nell’economia, nella società. Il nostro è stato uno schiaffo all’Europa che sta permettendo tutto questo, con le adozioni per le coppie omosessuali e l’utero in affitto».
Il Consiglio permanente della Cei ha optato per una scelta troppo cauta, omettendo qualsiasi riferimento al Family Day nella prolusione iniziale così come nel testo finale?
«Direi di sì, poteva esserci un appoggio più esplicito. Stando tra il popolo del Circo Massimo ho raccolto il rammarico diffuso di chi avrebbe apprezzato moltissimo un intervento dal palco del presidente dei vescovi, il cardinale Angelo Bagnasco».
Nel 2007, con i Dico del governo Prodi, l’endorsement ci fu, la legge non si fece e, nove anni dopo, ci si ritrova con un disegno di legge, il ddl Cirinnà, ben più radicale che prevede addirittura la stepchild adoption. Qualche rammarico?
«Non lo so, sono passati tanti anni e la storia non si fa con i ‘se’».
Circo Massimo stracolmo, un milione nelle piazze italiane per ’Svegliati Italia’: ora tocca a Renzi fare sintesi?
«Certo la dovrà fare lui, il premier. Renzi non può non ascoltare la maggioranza del Paese, l’Italia che era qui a Roma per il Family Day».
L’anima laica del Paese, invece, non va ascoltata?
«Si tratta di una minoranza, il divario numerico è troppo marcato».
Ora che le due piazze si sono confrontate, ci sono margini per una mediazione sul ddl Cirinnà, magari togliendo l’adozione per gli omosessuali e chiarendo meglio che le unioni civili non sono matrimonio?
«Non credo che la legge passerà al vaglio del Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Il ddl è in contrasto con l’articolo 29 della Costituzione che parla della famiglia come fondata sul matrimonio. A questo punto va completamente rivisto, anzi ritirato»
Quindi, anche stavolta, niente diritti per le coppie omosessuali?
«Se si fa una legge garantendo a queste unioni diritti ovvi come l’assistenza in ospedale o in carcere e la reversibilità della pensione, credo che non ci saranno ostacoli alla sua approvazione in Parlamento da parte di nessuno».
Un pastore fra terra e cielo, il libro di Giancarlo Maria Bregantini e Giovanni Panettiere
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