Spalatori venuti da lontano
VENTI euro e Giuseppe libera l'auto. La nostra auto. Via la neve dal tettuccio e piazza pulita su parabrezza e fanali. Giuseppe è uno dei giovani pakistani, indiani e nigeriani che si aggirano in questi giorni per le strade secondarie di una Bologna stile Mario Rigoni Stern. Come i suoi compagni, anche lui, con tanto di badile e buona volontà, aiuta i bolognesi a tornare ai soliti ritmi. Anche perché ha voglia il Comune di chiamare alle armi i volontari per rimettere in sesto la città. La maggior parte di noi, ragazzi italiani, abili e arruolati, al massimo scende in strada per pulire la propria macchina. Chissenefrega, poi, se la coltre bianca malauguratamente finisce sulla vettura del vicino. Un po' di cinismo non ha mai fatto male a nessuno.
Così lungo vialetti e traverse si incontrano solo poche ombre con la vanga. Qualche pensionato a rischio infarto e ragazzi come Giuseppe. Rarissime altre forme di homo sapiens sapiens. <Mi ha visto che stavo spalando l'auto sommersa dalla neve e mi ha chiesto se avevo bisogno - confida Mauro, zona Santo Stefano, 60 anni e un accento da romagnolo purosangue -. Gli ho detto che in tasca avevo dieci euro. Non ha fatto una grinza, si è messo subito all'opera. Si chiama Giuseppe>.
Il bisogno scuote l'ingegno: l'hanno capita subito la lezione queste squadre dai lineamenti esotici. Poco importa, se in saccoccia entra meno del previsto. L''importante è racimolare qualcosa, un poco oggi, un po' domani.
Mauro è soddisfatto dell'aiuto di Giuseppe. Eppure non tutti i bolognesi hanno un sorriso per i migranti col badile. Anzi. <State attenti a quelli là, si fanno pagare>, mugugna un altro signore di mezz'età, tutta esse biforcuta.
Un momento, mi si scusi: è forse reato chiedere un compenso per un servizio erogato? Non mi pare. Certo, è tutto in nero, si potrebbe obiettare. Ma bisogna andarci piano: l'emergenza invoca sempre una buona dose di elasticità.
Sotto le Due Torri siamo bravi a divorare crescentine alla festa del Partito e a fare il segno 'giusto' alla prova delle urne. Poi, nella vita di sempre, vince la paura. Del diverso. Prima, negli anni '70, furono gli universitari calabresi/siciliani, ora tocca ai migranti col badile. Sonora contraddizione della città rossa per eccellenza, messa in ginocchio dal Nevone e di nuovo in piedi grazie anche a Giuseppe.
Giovanni Panettiere