A tu per tu con la biografa del Papa
<IO FOLGORATA DA FRANCESCO, VI RACCONTO LA SUA VITA>. LA BIOGRAFA DEL SANTO PADRE TRA ANEDDOTI E SEGRETI
Intervista pubblicata su Qn (Il Giorno-Il Resto del Carlino-La Nazione), edizione del 4 aprile 2013
CITTÀ DEL VATICANO
CHE FOSSE un cardinale «con un valore aggiunto» l’aveva capito subito, sin dal loro primo incontro dodici anni fa alla sede della stampa estera argentina. Ma che padre Jorge Bergoglio potesse succedere a Benedetto XVI e lei diventarne la biografa ufficiale, con il suo Il gesuita (2010), scritto «a fondo perduto» con Sergio Rubin, non se lo sarebbe mai immaginato. E, invece, dalla fumata bianca del 13 marzo Francesca Ambrogetti, corrispondente dell’Ansa da Buenos Aires, è la giornalista più ricercata del pianeta.
Un terremoto...
«Mi telefonano colleghi a tutte le ore, persino dalla Corea. Il rischio è quello di ripetersi e mettere in circolo delle inesattezze».
Tipo quella che lei sarebbe nata in Argentina da genitori italiani, proprio come il Papa?
«Sì, gira pure questa inesattezza. La verità è che sono romana purosangue, figlia di giornalisti italiani emigrati a Buenos Aires».
Come le è venuto in mente di scrivere Il Gesuita?
«Tutto nasce il 10 aprile 2001. Quel giorno, come stampa estera argentina, decidemmo di invitare Bergoglio nella nostra sede di Buenos Aires per tenere una relazione sulla precrisi che stava affliggendo il Paese. Allora Bergoglio non era molto conosciuto».
Che impressione le fece?
«Ho percepito immediatamente che era un cardinale con un valore aggiunto: venne all’incontro da solo, a piedi, vestito come un prete qualsiasi».
Semplice e alla mano, come è apparso al mondo sin dal primo istante da Papa.
«Persino in aereo rifiuta i privilegi. Una volta, durante un volo, le hostess lo riconobbero e gli proposero di accomodarsi in business class. Non ci fu verso. Bergoglio chiese e ottenne di restare in economy».
Cosa successe dopo la conferenza?
«Io e Rubin gli abbiamo avanzato una richiesta scritta per la stesura del libro. Inizialmente ha declinato l’invito: aveva timore che perdessimo del tempo per colpa sua».
Ma alla fine l’avete convinto.
«Dal 2007, per due anni, lo abbiamo incontrato con cadenza mensile. È stata un’esperienza molto emozionante, perché Bergoglio è grande interlocutore che dimostra di aver imparato ad ascoltare gli altri. Di più, sa trasmettere la fede».
La stessa che ha ereditato dalla nonna Rosa: è lei la figura più importante nella vita del vescovo di Roma?
«Non c’è dubbio. Addirittura nel breviario conserva la lettera consegnatagli dalla signora Rosa per la sua ordinazione sacerdotale».
Che cosa c’è scritto?
«L’augurio di ‘un lungo cammino per l’apostolato più profondo’. Quasi che la nonna avesse previsto l’elezione a Papa del nipote».
Nel libro emerge anche un Bergoglio molto severo con se stesso.
«Un giorno, era ancora vescovo ausiliare di Buenos Aires, per fretta non confessò un giovane malato di mente che si era presentato in cattedrale, chiedendo il sacramento. Temeva di perdere il treno. Ma, mentre stava uscendo dalla chiesa, ebbe un lampo di coscienza. E tornò sui suoi passi. Quando arrivò in stazione trovò il treno in ritardo ad attenderlo».
Un segno del destino?
«In cuor suo aveva ceduto alla superbia, il peccato più grave per lui. Non se ne diede pace finché non si confessò».
Giovanni Panettiere
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Twitter: panettiereg
È USCITO il primo libro di. Giovanni Panettiere, Non solo vescovi, Gabrielli editore
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