Pacem in terris

Gli yazidi, quattromila anni di storia. Il dramma dei fedeli al Dio Pavone

Migliaia di yazidi sono in fuga dall'Iraq

GLI YAZIDI, QUATTROMILA ANNI DI STORIA. IL DRAMMA DEI FEDELI AL DIO PAVONE

Articolo pubblicato sul Qn (Il Giorno, la Nazione, il Resto del Carlino), edizione del 14 agosto 2014

PERI FONDAMENTALISTI dell'Isis (Stato islamico dell’Iraq e del Levante) sono degli eretici, «adoratori di Satana». Donne, vecchi e bambini da sgozzare o seppellire vivi in squallide fosse comuni. Appena una settimana fa sul monte Sinjar, al confine fra Iraq e Siria, vivevano oltre 300mila yazidi. Fra fuggiti e massacrati, ne restano appena 30mila, nascosti in grotte nel tentativo di scampare alla carneficina dei miliziani del califfo Abu Bakr al-Baghdadi, non meno teneri con l’altra minoranza irachena, quella cristiana. Prima del massacro, degli yazidi l’Occidente sapeva poco o nulla. Eppure si tratta di una delle religioni più antiche del mondo, ‘vecchia’ di almeno 4.000 anni. Gli studiosi la definiscono ‘il museo dei culti orientali’. Questa fede, professata da oltre mezzo milione di credenti, per lo più in Iraq, Siria, Armenia e Turchia — esiste anche un folto gruppo in Germania —, combina dettami dello zoroastrismo (il culto di Zarathustra, celebrato da Nietzsche), dell’ebraismo — gli uomini sono circoncisi — e del cristianesimo. In seguito si sono innervati rimandi islamici.

GLI YAZIDI  adorano ‘un angelo decaduto’ (Auz-Melek, ‘il diavolo’), rappresentato come un pavone. Per questo sono bollati dai detrattori quali «adoratori di Satana». In realtà si tratta di un credo pacifico che nel suo politeismo— la creazione non è frutto di un Infinito, ma di sette divinità — caldeggia la trasmigrrazione delle anime. Oltre al cattivo Auz-Melek, gli yazidi pregano un dio buono, Khod. La loro ‘mecca’ è il tempio di Lalish, a 60 chilometri a nord di Mosul, dove sorge la tomba del santo per eccellenza, Adi Ibn Musafir (morto nel 1163). Ma forse sarebbe meglio dire sorgeva visto che l’Isis ha raso al suolo il luogo sacro.

Giovanni Panettiere

 

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