La carezza a coppie di fatto e gay. Il Sinodo: rispetto e accoglienza
La carezza a coppie di fatto e gay. Il Sinodo: rispetto e accoglienza
Articolo pubblicato sul Qn (il Giorno, la Nazione, il Resto del Carlino), edizione del 24 giugno 2015
GLI SFORZI per coniugare la dottrina cattolica e la vita quotidiana delle famiglie non mancano. Dal raggiungimento fra i vescovi «di un comune accordo» sull’ipotesi di «una via penitenziale», che potrebbe favorire l’accesso alla Comunione dei divorziati risposati, alla richiesta «di far cadere», sempre per quest’ultimi, gli attuali divieti sulla partecipazione ai sacramenti come padrini o testimoni di nozze. E ancora, l’invito inedito alle diocesi «ad accompagnare» sul piano pastorale la persona omosessuale – che «va rispettata nella sua dignità», fermo il rifiuto del matrimonio omosex che si somma al silenzio sulla valutazione delle coppie tout court - siano alle convivenze eterosessuali da aiutare, perché, in certe circostanze, «la decisione di vivere insieme è segno di una relazione che vuole strutturarsi e aprirsi ad una prospettiva di pienezza».
LIL SINODO ordinario sulla famiglia inizierà ad ottobre, il dibattito fra i vescovi si preannuncia rovente, ma intanto il documento, base della discussione, il cosiddetto Instrumentum laboris non sfugge nessuno dei temi più spinosi all’attenzione della Chiesa. Presentato ieri in Vaticano, il testo, 78 pagine per 11 capitoli, riprende la relazione finale dell’assemblea dell’ottobre scorso, aggiungendo chiose e commenti alla luce delle risposte, raccolte dalle conferenze episcopali nazionali, al secondo questionario voluto dal Papa sulle sfide della famiglia. «Nessuno deve sentirsi escluso o rifiutato: questa è l’intenzione profonda del Sinodo», sottolinea l’arcivescovo liberal Bruno Forte, segretario speciale dell’assise. Come si tradurrà questa aspirazione è ancora tutto da definire.
IL DOCUMENTO intermedio evidenzia bene le diverse sensibilità in campo, specie sul fronte della Comunione ai divorziati risposati. Se è vero che c’è «accordo» fra i vescovi sulla via penitenziale, questa per alcuni prelati, fatta salva l’ipotesi di nullità del primo matrimonio, non può che condurre «alla decisione di vivere in continenza» la seconda unione, mentre per altri sarebbe da leggere come un viatico all’accesso ai sacramenti. «L’Instrumentum laboris è solo un passaggio intermedio, il Sinodo deve ancora incominciare, si vedrà allora quale sarà l’orientamento finale», spiega il cardinale Velasio De Paolis, contrario all’accesso alla Comunione per gli irregolari, anche se ammette «non sono preoccupato del prevalere di una linea più aperturista. Resto un uomo di Chiesa e seguo la Chiesa, esprimendo comunque le mie convinzioni».
SU GAY e divorziati l'anno scorso i vescovi si spaccarono, al punto che i paragrafi ad hoc del documento finale non raggiunsero la maggioranza dei 2/3, necessaria invecea ottobre per l’approvazione definitiva nel testo che sarà poi sottoposto al giudizio del Papa. Per il momento, da una disamina attenta degli attuali partecipanti al Sinodo, sembra prevalere in assemblea un orientamento prudente, ma manca ancora la pattuglia di delegati scelti da Francesco che potrebbe riequilibrare i giochi. A ottobre si parlerà anche di contraccezione, con l'Instrumentum laboris che invita «a coniugare» la coscienza degli sposi e la norma oggettiva sul no alla pillola. E non mancherà nemmeno una riflessione sui seminari, perché, si legge in un passaggio piuttosto innovativo del documento, che boccia aborto ed eutanasia, sussiste «il crescente bisogno di includere le famiglie, in particolare la presenza femminile, nella formazione sacerdotale».
Giovanni Panettiere
Twitter: panettiereg25
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