Oltre il Dio maschio, la sfida della teologa Zorzi
LA SINTESI più incisiva è della teologa Mary Daly: «Se Dio è maschio, il maschio è Dio». Sullo sfondo la Bibbia e la tradizione giudeo-cristiana che, per lo più per ragioni culturali, si sono polarizzate su immagini maschili di Dio. Ciò ha generato, nella Chiesa come nella società, un androcentrismo tale da far sentire anche oggi tante donne sprovviste di una piena cittadinanza. Ma ha senso parlare dell’Altissimo in questi termini? Ha forse barba e capelli bianchi? Il Padre, professato dalla liturgia cattolica, è davvero maschio, così come si ritiene ancora nell’immaginario collettivo? A questi e altri interrogativi, tutt’altro che prossimi alle disquisizioni sul sesso degli angeli, risponde Selene Zorzi nel suo ultimo libro 'Il genere di Dio' (La Meridiana, 103 pagine).
«DIO non può essere rinchiuso mai completamente nel linguaggio umano, nemmeno in quello teologico», avverte la docente di Patrologia all’Istituto Teologico Marchigiano. La natura del discorso religioso «è sempre simbolica, analogica, metaforica». Di per sé Dio non ha sesso, è puro spirito (Gv 4,24). Quando nella Bibbia ci si riferisce a lui in termini di mascolinità o femminilitá (cova, crea spazio. genera), «si usano categorie di genere, non sessuali». Sia le donne, sia gli uomini sono creati a sua immagine e somiglianza. Non esiste quindi un sesso privilegiato, come si è erroneamente ritenuto per secoli attingendo da certe interpretazioni del racconto della creazione, viziate da categorie patriarcali dell’epoca.
SE SIAMO tutti e tutte ‘ad immagine di Dio’, non trova giustificazione alcuna, incalza Zorzi, un modello relazionale votato alla subordinazione e funzionalizzazione delle donne, che resta ancora «profondamente inscritto nelle nostre convinzioni interiori acritiche». Non per questo tuttavia la strada maestra coincide con la complementarietà, in uso nelle istituzioni cattoliche, la stessa che ingabbia maschi e femmine in «ruoli e spazi rigidamente separati». Serve piuttosto, è la posizione della teologa, un’educazione alla diversitá «per dire l’essere insieme, per indicare che solo quando gli uomini e le donne potranno essere soggetti pieni e in relazione, l’umano potrá anche rivelarsi in modo completo, cioé a immagine di Dio». Lui/Lei che non fa differenza tra figli e figliastre.
Giovanni Panettiere