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La casta contro la moviola

Chissà perché le vigilie delle partite “di cartello” devono sempre essere avvelenate. Il “generoso” giallo rifilato dal mitico parrucchiere di Terni, Paolo Tagliavento, a Balotelli in Fiorentina-Milan viene letto da noi tifosi come una manovra per togliere di mezzo Supermario nella successiva sfida contro il Napoli. E, ovviamente, le due giornate supplementari (di cui una condonata) per espressioni ingiuriose nei confronti dell’inutile arbitro di porta sono interpretate come un favore smaccato alla Juventus. Noi tifosi siamo tutti andreottiani: il “divino” Giulio ama ripetere che a pensare male si fa peccato ma quasi sempre s’indovina. Questa volta, dopo tutto quello che ha passato il calcio, speriamo che non sia così. Ci auguriamo che l’ormai famoso gol non convalidato a Muntari nel 2012 fosse un errore, desideriamo pensare che l’eccessiva severità nei confronti del Balo sia parimenti frutto di una valutazione sbagliata. Così come i due rigori netti non assegnati al Milan contro la Fiorentina. Ma, dice il saggio: errare è umano, perseverare diabolico. Perciò bisogna togliere dal calcio quell’alea d’incertezza, di fallibilità, che spesso ci porta a fantasticare su partire truccate, campionati falsati, giocatori venduti e via discorrendo. Che fare, dunque? Cresce sempre di più la proposta di ridurre sul campo l’inutile pletora di arbitri (ben sei, guardalinee compresi!) a favore delle moderne tecnologie. Non solo sensori di porta e microchip nei palloni, ma la moviola in campo, come nel football americano o nel rugby. Studi indipendenti dimostrano che non si perderebbe più tempo di quanto se ne perda ora circondando in continuazione l’arbitro per protestare contro una decisione dubbia. Certo, affidare la direzione di gara a un robot toglierebbe il potere a chi oggi lo detiene. Ma per il calcio sarebbe un male o un bene? Meditate gente…