NON SI NASCONDE PIU’, Chris Voth. Il nazionale canadese ha dichiarato apertamente la sua omosessualità per essere da esempio. A 23 anni, e con un ruolo pubblico che ti espone agli sfottò dei tifosi avversari, immagino che non sia stata una decisione facile. E infatti è un percorso tormentato, quello che ha portato il giovane nordamericano a fare ‘coming out‘, come si dice oggi.

L’ha raccontata al Winnipeg Free Press qui, la sua storia. Chris si allena con la nazionale a Gatineau, nel Quebec. L’anno scorso ha giocato nella nazionale canadese arrivata quinta alle Universiadi. E’ stato capitano della squadra universitaria dei Manitoba Bisons, ha vinto molti premi individuali e titoli di squadra, ed è stato anche un giocatore di badminton di caratura nazionale. “Voth aveva tutto, tranne la verità“, scrive Ashley Prest sul sito del Winnipeg Free Press. “E’ stata dura, per cinque anni ho cercato di comportarmi come gli altri anche se non ero come loro. Lo sport mi ha aiutato ad andare avanti, la prima persona alla quale ho detto la verità è stato un compagno di squadra, al secondo anno di università. A un certo punto, lo sapevano molti dei miei amici più stretti, ma non la mia famiglia. Ci ho messo un po’ prima di essere pronto a fare il grande salto e dirlo ai miei” (ho tradotto liberamente un’espressione che letteralmente suonerebbe come ‘saltare dalla scogliera e tuffarmi nella famiglia’).

Ha scelto una lettera, per dirlo ai genitori. L’ha lasciata subito prima di partire per quattro mesi di ritiro in nazionale, quindi il discorso è stato affrontato davvero quando è tornato a casa per le vacanze di Natale, tra ‘discorsi e lacrime’. Dice il papà, LLoyd Voth: “Sicuramente supportiamo Chris e cerchiamo di non giudicarlo, ma è stato qualcosa di inatteso per noi. Amiamo nostro figlio nello stesso modo, non c’è differenza. Ma non sono sicuro di come riusciremo ad affrontare la situazione in futuro. Non so se ha preferito scriverci la lettera perché non si sente a suo agio, oppure se sente che siamo a disagio noi. Di persona non ne abbiamo parlato molto“. I genitori di Chris sono entrambi insegnanti e devoti cristiani, valori nei quali hanno cresciuto i figli (la sorella maggiore di Chris, Ashley, gioca in Svizzera). Vanno regolarmente a messa, e non riconoscono il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Per loro non è facile. Il ragazzo ha spiegato di aver scelto la forma della lettera perché ci ha messo molto tempo a convincersi: “Non ero sicuro di quello che stava succedendo, avevo avuto delle ragazze, poi c’è stato un periodo di transizione. Ho capito al mio secondo anno di università, mi sono detto ‘ok, questo è ciò che sono‘, ma non l’avevo ancora detto a nessuno. Ero molto infelice e depresso, sapevo che dovevo cambiare qualcosa”.

Chris è il primo atleta nazionale dichiaratamente gay:”La mia motivazione è che so che quando altri atleti hanno fatto coming out, ci sono state molte reazioni negative. Se nel mio caso saranno tutte negative, ma una sola persona sarà aiutata dalle mie parole, allora saremo già pari. Se servirà a due persone, avremo già vinto di uno. Mi piacerebbe avere avuto, mentre crescevo, un esempio che mi aiutasse ad affrontare la mia natura. Invece c’era un tabù. Adesso molti atleti ammettono di essere gay, e questo mi ha ispirato. Magari posso aiutare altre persone a stare meglio”. Per diffondere un certo tipo di consapevolezza, Chris ha anche organizzato un torneo di beach volley, chiamato ‘Pride without Prejudice‘, ovvero ‘orgoglio senza pregiudizio’.

Intanto, a casa papà Lloyd è preoccupato. Sa che la società riserva spesso un trattamento doloroso ai gay, con battute pesanti e prese in giro (quando va bene). Ma ha fiducia nel figlio: “Chris è molto coraggioso“.