STASERA alle 20,25 contro l’insidiosissimo Belgio l’Italia si gioca gran parte delle sue chances di fare un mondiale di volley all’altezza delle aspettative, cioè di puntare almeno ad un posto sul podio. Volevo scrivere questo post anche prima di aver visto il video con l’intervista a Berruto e le considerazioni successive di Gian Luca Pasini sul suo blog. Aver sentito il ct Berruto annunciare senza troppa pretattica che stasera giocheranno titolari Baranowicz e Lanza al posto di Travica e Parodi ha rafforzato la mia convinzione.

Premessa: ovviamente Berruto è obbligato a fare scelte, e se punta sui due giocatori che hanno cambiato il verso della partita contro la Francia, evitando che il mondiale diventasse un mezzo fallimento dopo due gare, ha i suoi buoni motivi che sono anche facilmente comprensibili e soprattutto condivisibili. In questo momento, Baranowicz e Lanza garantiscono all’Italia più qualità di Travica e Parodi, e il ct ha il dovere di tutelare il bene comune prima di quello dei singoli. Su questo non dobbiamo neanche discutere, credo.

Così come è abbastanza chiaro che soprattutto Travica (che ha l’onore e l’onere di giocare nell’unico ruolo che condiziona il rendimento di tutta la squadra, perché l’alzatore è il solo a toccare sempre la palla) abbia giocato le prime due partite ampiamente al di sotto del suo livello. Quello che ha dimostrato di poter tenere per anni. Aggiungo che Baranowicz è cresciuto tantissimo nelle ultime due stagioni, e che in questo momento in cui anche altri giocatori e fondamentali non vanno, prima fra tutte la ricezione, il tocco sensibile di Baranowicz è più utile, per l’Italia, delle caratteristiche del Drago. Che ha, forse per la prima volta, un secondo davvero molto vicino al suo livello.

Però il volley non può e non deve diventare come altri sport, ovvero senza memoria. A costo di suscitare la reazione di alcuni colleghi che da anni criticano Travica (se può consolare Dragan, sono gli stessi che dicevano che Ball non era un grande alzatore, soprattutto nella mia Modena dove gli alzatori se li mangiano a colazione), io dico che non è giusto che sull’altare del mondiale si dimentichi come l’Italia è arrivata fin qui. Nel 2010 gli azzurri arrivarono quarti anche grazie ad una formula smaccatamente favorevole (e stavolta invece l’Italia è tra le nazioni penalizzate, dalla formula, ma per me non ha mai senso parlarne). Dopo, da quando si è aperto il ciclo Berruto, gli azzurri hanno affrontato il ricambio generazionale salendo sempre sul podio in ogni manifestazione. Mai sul gradino più alto, e da fuori sono convinto che sia proprio questa smania di arrivare finalmente a vincere qualcosa, che sta paralizzando dal punto di vista mentale il rendimento di molti giocatori che sanno fare di meglio, e l’hanno già dimostrato.

Tutto vero. Però non vedo, al mondo, più di quattro-cinque alzatori più forti di Travica, considerando il pacchetto completo del giocatore (tecnica, tattica, personalità, influenza sui compagni). E’ chiaro che tocca a lui dimostrare che non ci sbagliamo, noi che crediamo che possa benissimo esserci Travica al centro di un’Italia vincente. Di sicuro, fino a questo momento in cui per la prima volta dagli azzurri si pretende l’ultimo salto di qualità (non la vittoria, quella nello sport non si può chiedere come obbligo a nessuno), l’Italia c’è arrivata anche grazie alla forza del Drago, al suo carattere, alla sua leadership. E questo mi sembra un dato di fatto. Come ora possa riuscire a togliersi l’alveare dalla testa, non lo so: può farcela soltanto lui, magari aiutato da Berruto (che secondo me lo manda in panchina anche per questo motivo).

Ma Dragan ha le palle. Sono sicuro che saprà reagire.