L’ALTRO GIORNO mi sono imbattuto in un’intervista per un sito di psichiatria on line fatta da Leano Cetrullo (penso sia l’ex schiacciatore di Ortona, Santa Croce, Monza tra le altre, che ha avuto una buonissima carriera con oltre duecento presenze in serie A) ad un altro pallavolista. Si chiama Andrea Frangioni e ha giocato a livello di serie B, ma probabilmente passerà alla storia come il primo pallavolista italiano ad aver fatto outing, come si dice oggi nei tempi moderni. Ad aver raccontato la sua omosessualità, detta in italiano: l’intervista completa la trovate qui. A memoria, non ricordo di altri giocatori maschi di livello almeno semiprofessionistico (tra le donne sì, la più famosa è Stacy Sykora) che abbiano fatto coming out. So che ce ne sono, di omosessuali, sia nei club italiani che nelle nazionali, so anche chi sono alcuni di loro. Ma è proprio questo il punto: c’è una sfida che Frangioni può vincere, ed è quella di passare inosservato.

Ho voluto segnalare l’intervista perché non se ne sono lette molte, così, sotto la rete del volley. L’intervista è molto bella, pacata, civile e civica per certi versi. A costo di suscitare commenti rabbiosi, la mia opinione è che una volta superata la paura (ormai anche poco motivata, credo) e deciso di confidarsi, subentri anche un po’ di compiacimento, nel raccontare la propria diversità. Tra i miei amici ci sono gay, e tutti sono un po’ narcisisti. Un bel po’.

Per carità, di sicuro questo è meglio delle offese che Frangioni racconta di aver ricevuto, ed è bello che lui abbia saputo trasformare la rabbia per la tentata umiliazione nel carburante per giocare meglio.

Non so se il nostro sia uno sport inconsciamente omofobo, se possa frenare una confessione come questa, se sia più facile farlo per un giocatore di livello medio, rispetto a un nazionale che punta magari alla medaglia olimpica. Se ancora nessuno si era esposto, un motivo ci sarà.

Io comunque spero sempre che arrivi il giorno in cui dichiararsi omosessuali non faccia notizia.