Il titolo è un mielosissimo omaggio a una canzone degli Spandau Ballet, forse la meno melensa e la più ‘sostanziosa’ della loro produzione, che andava molto quando ero un ragazzo. Significa ‘attraverso le barricate’, per chi non conosce l’inglese. Su questo blog abbiamo già parlato in passato di partite di pallavolo giocate sulla linea di un confine controverso. E’ successo tra Marocco ed Algeria, tra Stati Uniti e Messico. L’ultimo è quello raccontato da Aarian Marshall per il magazine online ‘Good‘, la barriera che divide Slovenia e Croazia, sulla quale è stato fissato del filo spinato. Nell’articolo, qui, potete scoprire che in un mese, dalla metà di ottobre, la Slovenia ha visto entrare 180mila rifugiati. In Novembre le autorità slovene hanno costruito la barriera. Dicono che il filo spinato sia necessario per frenare la marea dei profughi siriani e afgani che stanno arrivando dalla Grecia e dalla Croazia, diretti verso Austria e Germania.

Ovviamente, non a tutti piace l’idea di alzare muri, con l’aggiunta di ferro tagliente. Una delle voci più autorevoli, tra quelle che hanno espresso il loro dissenso, è quella del tiratore croato di origini italiane Giovanni Cernogoraz, come riferito da un giornale locale: “Non avrebbero dovuto farlo, soprattutto in questo periodo, in cui i turisti possono vederlo“, ha detto. Mah. A me dei turisti frega il giusto, ma questo spara bene, mica glielo vado a dire. Come mi segnala l’amico Mario Salvini, Cernogoraz è quello che palleggia nella foto.

Lo scorso 19 dicembre, gruppi di sloveni e croati sono andati a giocare una partita dimostrativa facendo volare la palla sopra il filo spinato, come mostra la foto sotto, presa da twitter dove l’ha postata @jasminkagriffin. C’erano attivisti politici, e in favore di telecamera, altrimenti ovviamente nessuno ne avrebbe mai saputo nulla. Un’altra forma di protesta organizzata è stata quella di addobbare il filo spinato con palle di Natale.

La morale è che in momenti come questi rimpiango il cancello in ferro battuto del mio cortile, sopra il quale con l’amico Dudu Morandi (che oggi canta nei Modena City Ramblers) e suo fratello Daniele giocavamo con l’unica preoccupazione di non farci male quando ci sbattevamo contro.