E’ chiaro che sono di parte, avendo scritto con Marco Bonitta un libro che si intitola ‘La riga e il cerchio’, che magari in ristampa potremmo ribattezzare con il titolo di questo post. Aggiungo che al ct della nazionale mi lega un’amicizia che magari non mi fa essere obiettivo al cento per cento (i giornalisti che dicono di esserlo, mentono sapendo di mentire).

Però a me sembra che l’Italia, oggi, abbia quasi completato un capolavoro sportivo. Che sarà da portare a termine in maggio a Tokyo, dove le azzurre si giocheranno il pass olimpico.

E per carità, se il tie-break di oggi contro la Turchia fosse finito male, tutti i ragionamenti che sto per fare avrebbero preso un altro colore, quello della disperazione per l’assenza dai Giochi. Sarebbe stata colpa di una formula sbagliata, ma anche di errori nostri, chiaramente.

Però l’Italia ha vinto, contro la Turchia, in una bolgia. E lo ha fatto portando avanti con coraggio alcune scelte precise. Obbligate, ma anche volute. Perché è vero che per vari motivi Bonitta non ha potuto portare alle qualificazioni l’esperienza di Lo Bianco, Arrighetti e Piccinini, per citare i tre nomi che da tanto tempo (perché se lo sono meritato) sono noti a chi si interessa di pallavolo soltanto un paio di volte all’anno.

Però sono convinto che almeno una parte della rivoluzione il ct l’avrebbe fatta comunque. Perché vedere come giocano la Egonu (decisiva nel finale del quinto set) e la Orro (che ha fatto l’ultimo punto a muro), due diciassettenni senza paura, è una cosa che scalda il cuore. Non conosco un allenatore che si metterebbe tra i fenomeni e il destino, vedi il caso Giannelli al maschile.

E a me è piaciuto molto anche notare che il gruppo delle giocatrici più esperte, da quelle che hanno giocato sempre come Guiggi e Del Core, a quelle che hanno finito il torneo partendo dalla panchina come Centoni e Ferretti, si sono messe totalmente a disposizione nel momento del bisogno, portando comunque un mattoncino alla causa. Significa che questa fusione fredda dei due gruppi è riuscita bene.

Infine, il futuro. La Diouf è del 1993, la Chirichella del ’94, Egonu e Orro del ’98, la Danesi del ’96, e vedrete che entreranno nel giro anche Sylla (’95), Malinov e Guerra (’96).

Io non sarei preoccupato.