No, non parleremo qui di Brexit e politiche comunitarie, ma molto più umilmente di pallavolo. Per dire che il campionato continentale che sta entrando nel vivo è uno dei più equilibrati di sempre, e che gli azzurri a questo punto hanno tutto il diritto di sognare in grande. E siccome io sono tra coloro che alla vigilia non nutrivano grandissima fiducia nell’esito della spedizione polacca, è giusto dire che Blengini e i suoi ragazzi stanno facendo un ottimo lavoro, a dispetto dei tanti problemi. Perché l’Italia degli ultimi anni non ha esattamente un’abbondanza di schiacciatori, e un conto è andare alle Olimpiadi con Juantorena e Zaytsev, un conto è non avere neanche il Kovar che ha girato la stagione della Lube verso lo scudetto. E soprattutto perdere o privarsi di Zaytsev per uno dei casi più assurdi della storia di questo sport.

Eppure gli azzurri senza Zar sono nei quarti, dove non sono arrivate né la Polonia padrona di casa dell’amico Fefè De Giorgi, né la Francia delle meraviglie che ha pagato i problemi alla schiena di Ngapeth. Domani l’Italia se la vedrà con il Belgio, ormai è vietato dire che una partita è abbordabile, però le possibilità di approdare in semifinale ci sono tutte. E quando sei lì, poi te la giochi.

Sento già le obiezioni: è più facile essere grandi in un torneo finora molto modesto. Ma è un ragionamento privo di senso, da bar dello sport: quando giochi e provi a vincere, mica è colpa tua se l’avversario non è il più grande di tutti i tempi. Quello devi affrontare, e se quello batti, sei stato più bravo tu.

E riga.