Dopo una settimana di polemiche con Seedorf nell’occhio del ciclone la trasferta romana poteva essere vissuta in due modi. Da una parte la svogliatezza dei dissidenti contrari all’allenatore e i suoi metodi (e non sono pochi) dall’altra la reazione della squadra toccata nell’orgoglio. Il Milan ha un approccio alla partita molto timoroso. Seedorf, con Galliani a far da tutor, cambia tutto senza però cambiar nulla. Mi spiego. L’allenatore cambia molti interpreti mantenendo lo stesso modulo fallimentare. Cambia la prima punta che diventa Pazzini con alle spalle il trio Poli, Honda e Kakà. Proprio il brasiliano prova ad ergersi a trascinatore probabilmente per l’affetto che lo lega al traballante Seedorf. Honda è un uomo in meno mentre Poli macina chilometri cercando di inserirsi e suggerire. Senza Montolivo la costruzione della manovra viene fatta dai difensori. Lo schema? Lancio lungo e speriamo che succeda qualcosa di buono. Essien e De Jong spesso si nascondono in fase di costruzione. La fascia sinistra, affidata a Costant, è una prateria senza maglie rossonere. La Lazio non pressa, non riparte velocemente e pare accontentarsi. Fortunatamente Candreva è spesso impreciso nei cross. Il primo tempo è scadente.
La Lazio sul finire del primo tempo segna ma per colpa di Biava, che si addormenta in fuorigioco partecipando all’azione (o come dicono le regole attuali giusto per incasinare un po’, contende il pallone) il gol viene annullato. Sul cambio di fronte il Milan passa in vantaggio su un cross di Kakà deviato da un difensore laziale. Praticamente si va a riposo in vantaggio senza aver tirato in porta.
Nel secondo tempo la Lazio cresce e dopo una decina di minuti Seedorf decide di mettere la seconda punta, scelta in quel momento inspiegabile. L’olandese prima sostiene che Pazzini e Balotelli non possono giocare insieme, poi li inserisce con la squadra già in vantaggio… diciamo che, nonostante il suo atteggiamento spavaldo e saccente, non ha le idee chiare neanche lui. Almeno questa sera non abbiamo dovuto assistere al penoso spettacolo di Emanuelson, suo pupillo, anche se contro gli scadenti biancocelesti non avrebbe sfigurato neppure lui. Balotelli all’ingresso in campo è svogliato. Subisce qualche fallo, si intestardisce nelle giocate, litiga con Kakà e Mexes ma poi, dopo il pareggio della Lazio con un’azione che (se mai ce ne fosse bisogno) ha evidenziato le carenze difensive (Rami e Mexes i centrali della serata), è cresciuto. Qualche buona giocata, un ottimo traversone e un palo su conclusione potente.
La partita finisce pari risultato che non serve alla Lazio per l’Europa e forse neanche a Seedorf per convincere la proprietà. Tra pochi giorni la Fiorentina che non è certo la Lazio…