Nei giorni scorsi, sabato compreso, il lavoro mi ha portato sulle Dolomiti. Come si faceva un tempo ho registrato la partita sperando di vederla con l’ebbrezza di una finta diretta. Illusione. L’eco della triste prestazione, infarcito da relativi messaggi di scherno degli amici, è giunto sino a me.
A Roma con la Lazio si può perdere ma ancora una volta il Milan non è riuscito a gestire una partita che si era messa bene, come successo già altre 5 volte in stagione. Passati in vantaggio nei primi minuti, come già successo infinite volte nel corso della stagione, si viene rimontati. Il problema chiaramente è tutta la fase difensiva che parte da un pressing fatto in modo disordinato e non organizzato. Il giocatore pressato trova sempre il compagno libero e così i nostri corrono a vuoto.
I 4 difensori stanno stretti e compatti, con le due linee vicine, ma i laziali si inseriscono ugualmente da dietro e si presentano spesso davanti a Diego Lopez. Gli schemi sono due: Klose viene incontro e tocca di prima per chi si inserisce, oppure palla dentro/fuori con gli inserimenti. I quattro sono spesso allineati male e non si riesce a mandare nessuno in fuorigioco. Spesso i difensori sono lontani dagli avversari. Bonaventura aiuta bene Abate nella fase difensiva mentre El Shaarawy lo fa meno bene stringendosi troppo e così Candreva riesce spesso a prendere la palla e saltare Armero è facile. Mexes esce spesso in modo casuale e disordinato e quando decide di salire lo fa senza essere sistematicamente seguito. Alex ha mostrato la propria intelligenza e concentrazione facendosi ammonire dopo due minuti per una lite, la cosa peggiore possa fare un difensore. Inoltre non si capiscono gli inserimenti dei centrocampisti laziali, marchio di fabbrica della squadra di Pioli.
Prendiamo il gol del pareggio. Armero si fa irridere da Klose che crossa, Mexes è nella terra di nessuno, Alex segue il primo uomo, Abate non stringe perché ha un uomo dietro e Poli si fa bruciare da Parolo. Non si salva proprio nessuno. I centrocampisti scappano invece di proporsi.
Quello che scoraggia è da una parte l’aspetto tecnico. Un solo tiro in porta in 90 minuti la dice lunga. Per giunta la statistica si ripete tristemente da diverse partite. Dall’altro, ben più grave, è l’atteggiamento. Non c’è determinazione e questo vuol dire che i giocatori non seguono l’allenatore. Inzaghi probabilmente ha delle deficienze tecniche ma un aspetto che non gli manca è la tensione agonistica. La squadra non la recepisce subendo passivamente tutto quello che avviene nei 90 minuti. Se questa tesi verrà condivisa dalla dirigenza sarà proprio Pippo a pagare per tutti e probabilmente è giusto così perché questa rosa può e deve dare di più.
Per quanto riguarda il finale Mexes ha confermato che ogni tanto le sue esinapsi non funzionano, in compenso Mazzoleni ha gestito la situazione in malo modo sorvolando sull’episodio che ha portato alla lite. Non parliamo della gestione dei cartellini e dei tanti falli fischiati sui quali si sarebbe potuto sorvolare. Questo però è veramente piccola cosa rispetto a tutto il resto. La squadra non ha nervo e serve una svolta.