Negli ultimi giorni quasi tutti i tifosi e gli addetti ai lavori hanno puntato il dito contro Berlusconi e la società, unici responsabili dello sfacelo attuale.
Indiscutibilmente la mancanza di un programma chiaro, su stadio, proprietà futura e destino dei giocatori della rosa sono una grave responsabilità di Berlusconi & co. che non sono assolutamente esenti da colpe. Diciamo che in questo modo hanno fornito un alibi ai giocatori, i quali si possono essere sentiti deresponsabilizzati.
Prendiamo un Balotelli a caso. Rientra, deve conquistarsi la riconferma. Gioca bene due partite, viene squalificato (ingiustamente) e in quel stessa settimana Galliani sentenzia che difficilmente resterà. Stessi episodi si sono ripetuti con protagonisti Berlusconi e i numerosi allenatori che si sono succeduti sulle panchine rossonere negli ultimi anni.
Detto ciò, quindi non esentando da responsabilità la società, proviamo a spostare l’obiettivo. Il Milan nel corso della stagione è stato discontinuo. In quest’ottovolante di risultati però abbiamo visto spesso buone prestazioni e diverse vittorie, contro le “grandi” del campionato. Vittoria con Lazio, Inter e Fiorentina; pareggio a Roma e sconfitta con la Juventus, in questo momento superiore ma sul campo in modo meno evidente del preventivato. L’andata, con molte sfide lontano da San Siro, è stata più difficile e le critiche non sono mancate. Mihajlovic non è riuscito a dare gioco spettacolare, ma lui non ha queste caratteristiche giocando prevalentemente sulle ripartenza. Il serbo però è riuscito, seppur a fatica, a trasformare un insieme di buoni giocatori in un gruppo. Almeno ci stava riuscendo. Lo abbiamo visto nel “canto del cigno” contro la Juve e dallo sconcerto generale per il suo esonero.
Oggi si celebra il Leicester di Ranieri. Tutti sul carro del vincitore. Questa squadra però, con un organico tecnicamente meno valido delle Corazzate inglesi, ha nel proprio DNA grinta, grande fase difensiva e ripartenze micidiali. Stesse identiche caratteristiche del gioco del nostro ex allenatore. Con queste doti in Italia puoi vincere, ovvero difendendoti bene, in Europa no.
Il Milan, nel corso della stagione, è mancato contro le “piccole” squadre: 1 punto con Verona, 2 con Frosinone, Carpi e Atalanta e così via. Se però una squadra riesce a competere a pari livello contro le prime della classe mentre perde colpi con le meno forti non si può imputare la colpa solo ai dirigenti.
La rosa, a parer mio, non è scadente. Certo non stiamo parlando di Barcellona o Bayer, ma in Italia questi giocatori avrebbero potuto giocarsi un posto in Champions. Non sto parlando di dominare o competere contro l’attuale irraggiungibile Juve, ma solo essere con Napoli e Roma in una stagione nella quale tutte hanno singhiozzato.
Non esentiamo quindi da responsabilità tecnico e giocatori e addossiamo le dovute colpe ai dirigenti.
Ora serve chiarezza. Si vende? Se sì a chi? Chi sarà il nuovo Braida (perché una certezza è che non possa esserlo Galliani)? Chi guiderà la squadra e quali sono gli uomini dai quali ripartire?
Qualche proposta: riportare con ruoli da dirigenti alcuni senatori in società. Penso a Maldini, ad esempio. Rimettere Tassotti in panchina come secondo allenatore, il primo non può che essere un’incognita per una squadra che non può attrarre nessun mister. Indicare chiaramente i giovani di qualità dai quali ripartire per quel progetto, nato 30 anni fa, e smarrito negli ultimi anni ovvero uno scheletro forte, e italiano, al quale fare qualche modifica ogni stagione. Donnarumma, Romagnoli, Antonelli, Locatelli, Calabria, Bertolacci e Balotelli sono uomini dai quali ripartire.
Però per avere di nuovo i senatori e un allenatore che possano lavorare bene serve necessariamente che Berlusconi e Galliani provino a sentirsi nuovamente ragazzi, senza permettere alle arroganze da anzianità di avere il sopravvento.