La trasferta di Firenze era certamente delicata. Montella ha confermato gli 11 che hanno vinto con la Lazio nel turno infrasettimanale. La Fiorentina ha giocato un primo tempo a tutta pressando in ogni zona del campo. Il Milan lo fa in modo ordinato solo un paio di volte rendendosi pericoloso anche se è la Viola a creare le occasioni più pericolose. Una di queste è il calcio di rigore procurato da Borja Valero che “sviene” quando Calabria gli appoggia una mano sulla spalla. Rigore giusto ma sbagliato da Ilicic che centra il palo. De Sciglio è in serata no e Montella lo minaccia facendo scaldare Antonelli. Mattia si riprende nella ripresa quando invece a fare più fatica è Calabria. Romagnoli e Paletta sono sempre attenti e così, grazie anche a un ottimo Donnarumma, la porta rimane inviolata per la terza partita consecutiva (non capitava da tre anni). Nella fase difensiva la squadra si muove bene abbassandosi insieme e chiudendo gli spazi. Tutti aiutano. Non prendere gol è il primo passo per arrivare in alto.
Il centrocampo lavora bene anche se spesso i viola trovano gli uomini liberi tra le linee o possono costruire dopo aver saltato il pressing timido e disordinato delle punte. Niang va a corrente alternata mentre Suso è sottotono. Bacca si muove abbastanza ma non segna e perde spesso i duelli con il marcatore di turno.
Nella ripresa la Fiorentina non riesce a pressare come nei primi 45 minuti e la manovra parte con più libertà da dietro, palla a terra. Entrambe le squadre hanno qualche occasione e il Milan ha diverse ripartenze pericolose ma è poco cinico. Montella ridisegna la squadra mettendo Locatelli, ottima la sua mezz’ora davanti alla difesa, per Niang e Antonelli a centrocampo per Bonaventura. Montella prova quindi a coprirsi per ripartire. Entra Adriano per Bacca a 5 minuti dal termine e, su un lancio di Locatelli, si invola verso la porta. Il brasiliano subisce un fallo nettissimo a cavallo della linea dell’area di rigore, si può discutere sul penalty o punizione, ma Orsato e i suoi collaboratori non vedono. Pensare che non ci sia malafede è difficile vista la clamorosità dell’intervento.