Nella società moderna il primo pensiero che si associa alla parola impotente è quello legato agli attributi. Ora, anche questa accezione sarebbe stata adeguata nella prestazione dei rossoneri. Di grinta se n’è vista poca. Tiri sempre ribattuti, contrasti quasi sempre persi e una grande libertà lasciata agli abili palleggiatori giallorossi sulla trequarti. Probabilmente in società, alle prese con i conti legati all’aumento di capitale e i soldi per il mercato, non hanno calcolato che con tre vittorie si sarebbe raggiunto l’Europa League saltando pure i preliminari. La corsa all’Europa B, con la quale Mourinho potrebbe però salvare la sua stagione a Manchester, sembra oggi più un fastidio specie attraverso i preliminari. Visti i soldi che arriverebbero dalle tournée forse i conti in società li hanno fatti e allora entra in gioco un’altra impotenza, quella tecnica.
Confrontando ogni singolo reparto o giocatore individuale delle due squadre la differenza è abissale. Forse l’unico confronto che regge può essere quello tra Salah e Deulofeu. Nel Milan continua ad essere indisponibile Romagnoli e allora siamo costretti a vedere in campo Zapata. Montella ha rispolverato il partente e impalpabile De Sciglio, ovviamente capitano, rimettendo in panchina Calabria, uno dei migliori delle ultime partite.
Quello che disarma però è la differenza nel gioco delle due squadre. Quando parte Salah lo seguono in quattro, si avvicinano, scambiano e così, se sei pure in annata nella quale trasformi tutto in oro, capita che Dzeko ti porti in vantaggio. Quando parte Deulofeu lo fa in solitaria. Ogni tanto gli si avvicina Suso, che arriva dalla fascia opposta, per tentare qualche scambio sempre interrotto o sbagliato nella misura. La Roma può giocare con ripartenze veloci palla a terra nelle quali Salah e Nainggolan sono sempre pericolosi. Può anche scendere sul fondo con Perotti e crossare. Oppure ha schemi su palla da fermo, così il raddoppio del gigante bosniaco.
Il Milan ha avuto maggior possesso palla e ha provato inutilmente a creare qualcosa. Qui non si tratta neppure di Bacca o Lapadula, con Dzeko al centro dell’attacco rossonero non sarebbe cambiato nulla. Manca un’idea chiara di gioco. 13 cross del primo tempo tutti dalla trequarti non hanno portato a nessuna palpitazione nel pubblico che ha provato peraltro inutilmente a spingere la squadra.
Il più applaudito, e unico a vincere per qualità nel confronto con i giallorossi, è stato Donnarumma.
In questi giorni si è parlato di mercato e contratti. Non solo mi chiedo come si possa utopisticamente pensare di attirare giocatori di livello se la squadra non abbia almeno l’appeal dell’Europa League, ma anche come si possa pretendere che quei pochi giovani che potrebbero permettere di ripartire nella costruzione del Milan restino. Con le premesse attuali non biasimerei Donnarumma se scegliesse una Juventus o andasse all’estero in un top club.