The Artist è la solita ruffianata edulcorata strappalacrime col cane fenomeno che ha rotto un po’ le scatole che quindi sbancherà agli Oscar? Noi presunti cinefili, additati come i Boris Karloff del pensiero, nel senso di piccoli Frankenstein gelosi dei propri ragionamenti, non possiamo conscienziosamente amare un film come The Artist. Che è sì nostalgico, come ogni buon critico deve essere. Che è sì francese, come ogni cosa snob. Ma che è anche un clamoroso caso di film perfetto, troppo, per dominare agli Oscar.

E perfetto per gli Oscar vuol dire male assoluto per i cinefili. Quindi lo bocciamo The Artist? Assolutamente no. Per due motivi. Il primo: il pacchetto diverte, non stanca e racconta una bella storia d’amore. Senza nessuna tenaglia svuota-dotti lacrimali: con The Millionare avevamo già dato. The Artist invece ci regala un paio di grandi interpretazioni (Dujardin e Bejo), una regia ispirata, un gusto retrò che diverte e un silenzio cinematografico che rilassa, dopo le urla della vita reale.

Il secondo:  nell’epoca del 3d svuota-tasche il Muto al Cinema ci sta. E’ bello riempirsi la bocca di ispirati commenti su un film apparentemente impegnativo, ma che più semplice non si può. Semplice e meno truffaldino della terza dimensione. L’Industria intanto gongola coi ricavi del 3D. E con l’altra mano alliscia il pelo fulvo di queste operazioni nostalgia.

Io il 3D lo abolirei. E faccio il tifo per Alexander Payne.

Comunque bravo Hazanavicius: sei sicuramente una meteora, ma il tuo film non è un completo bluff.