Prologo: chi scrive lo fa con la morte del cuore. Chi scrive ha amato profondamente ‘Batman begins’ e ha gioito davanti alla bellezza di ‘The Dark knight’. Chi scrive non è un fanboy, non riesce quindi a vedere dei meriti dove non ci sono. Chi scrive non è un feticista dei fumetti di Batman, quindi dà un suo parere sul film per quello che è.

Una lasagna riscaldata. Un ‘salve’ al posto di un ‘buongiorno’. Una canzone di Biagio Antonacci dopo aver ascoltato per intero ‘Secrets of the beehive’ di David Sylvian. Ripetitivo, superficiale e schiacciato dalle aspettatative, ‘The Dark knight rises’ di Christopher Nolan è una delle più grandi delusioni cinematografiche del nuovo millennio. Al pari dei due seguiti di Matrix, del terzo Spiderman di Raimi e del Clint Eastwood post Gran Torino. Un film fiacco, spompato, scritto male e senza un solo momento che ti tocchi davvero il cuore. Perché Nolan, dovresti spiegarci perché. Buttare via una saga (un quarto? mah) così.

L’ambizione del regista è chiara: dare alla trilogia una struttura circolare, che faccia tornare tutti i pezzi del puzzle al loro posto. Per farlo Nolan si affida a flashback e ai collegamenti con l’onnipresente personaggio di Ra’s al Ghul, villain del primo capitolo interpretato da Liam Neeson. Formalmente ci riesce. Ma quanta fatica in quasi 3 ore dilatate oltremodo.

Scavalcare il Joker di Ledger era difficile e infatti il tentativo frana dopo nemmeno 40 minuti. Il nemico Bane non solo non fa paura, malgrado la stazza, ma è così monodimensionale che Nolan non riesce mai a creare una vera tensione narrativa, nei frammenti che lo riguardano. In più, tutte le trovate terroristiche di Bane sono quanto di più trito e ritrito si sia visto sugli schermi del pianeta: fogne come base (ancora?), bombe nei palazzi, bombe allo stadio (e rimpiangere l’Ultimo Boy Scout del compianto Tony Scott), incursioni alla borsa di Gotham in skateboard e pure sorridendo, fantomatici pulsanti da far schiacciare all’innocente cittadino x. Vi ricorda nulla? Riguardatevi il Cavaliere Oscuro. Nolan, in soldoni, canna totalmente la costruzione del villain, rendendo ridicola tutta la fase di caos totale che regna a cavallo dell’intervallo.

E arriviamo alla sceneggiatura. I fratelli Nolan si sentono onnipotenti e vanno in confusione totale. Le motivazioni di ogni singolo personaggio si perdono. Di Bane abbiamo detto. Bruce Wayne 8 anni dopo la morte di Harvey Dent è un paralitico incazzato e borioso. Perché? Una dozzina di persone arriva a fare 2+2: Wayne è Batman. Ma poi si trasformano nel protagonista di Memento e se lo dimenticano. Selina Kyle (che nessuno mai chiama Catwoman. Michelle Pfeiffer nemmeno la nomino) è una ladra che funziona, almeno nell’energica interpretazione di una Anne Hathaway in parte. Appena atterrata da Saturno però, senza una storia dietro che dia una chiave di lettura allo spettatore: mi spiace Chris, regista prodigio, ma il tuo realismo superoistico non dovrebbe prevederlo.

Bane poi (Tom Hardy, seppur solo con i gesti, conferma l’ormai conclamata bravura), con un asso di briscola e la mano invisibile di Chuck Norris riesce a tenere sotto scacco una città intera. Nessuno interviene, i poliziotti  restano confinati per un periodo indefinito sotto terra (ma come sopravvivono? E la carica tipo Braveheart?). Inspiegabile, come il caos nel quale il fido agente Blake e il commissario Gordon (un comunque ottimo Oldman) gironzolano indisturbati nell’anarchia più totale. E sarebbero, a ben vedere, i ricercati numeri 1 e 2. Dov’è il realismo Nolaniano? Mi vuoi vendere un po’ di emozioni co’ sta storia del pozzo che fa il paio col piccolo Bruce caduto nella grotta dei pipistrelli da bambino. Maddai. Non uno spunto visionario, non una trovata che sorprenda davvero. Nessuna scena di azione degna di nota. Un Christian Bale che parla per aforismi di scelte e sacrificio, mai nel momento giusto. Il maggiordomo Alfred che nei film precedenti parlava poco e bene. In questo film invece parla poco e sconnesso, in modo incoerente rispetto al senso della saga. Il finale poi è quanto di più assurdo visto ultimamente.

Per concludere: Nolan aveva aperto le porte del comic movie-poliziesco. Agganciato alla realtà. Rude. Vero. Più vicino al pubblico che per principio odiava maschera e calzamaglia. Nel terzo film Nolan, in maniera superficiale e sciatta, tradisce le aspettative rotolandosi nel normale. Concludendo (?) una trilogia in maniera normale. Rimarrà nella storia del cinema. Ma che occasione sprecata.